venerdì 8 agosto 2014

Roma: la Valle della Caffarella, tra storia e leggende


Parte integrante del Parco dell'Appia Antica, la Valle della Caffarella è una zona di Roma che si estende tra le Mura Aureliane, la Via dell'Almone, la Via Appia Antica e la Via Latina.


La valle ha sempre avuto nei secoli un carattere agreste, anche se vennero costruiti al suo interno ville, casali, torri di avvistamento, mulini, templi e sepolcri.

I suoi 200 ettari di terra alluvionale sono solcati dal fiume Almone, un affluente del Tevere.

fiume Almone
fiume Almone
Nell'antichità i romani identificavano questo fiume con il dio Almone, che elargiva acqua o siccità.
Almone fu il primo eroe italico.

Nell'Eneide viene raccontato che cadde nella guerra tra i Troiani di Enea e le popolazioni autoctone del Lazio.
Era il figlio maggiore di Tirro, pastore delle stalle reali di re Latino.
Almone aveva addomesticato un cervo che Ascanio figlio di Enea uccise durante una caccia.
Nacque per questo una rissa tra i pastori italici e i Troiani che uccisero Almone, lanciandogli una freccia.
Anche se il re Latino non voleva scendere in campo, Giunone, ostile ai Troiani, aprì le porte del tempio di Giano dando inizio alla guerra tra i Troiani di Enea e gli Italici condotti da Turno (le porte del tempio di Giano venivano aperte soltanto in tempo di guerra).

Almone viene così divinizzato e il fiume è la metamorfosi del corpo dell'eroe.


Dove il fiume si congiungeva al Tevere (oggi la zona dell'ex Gazometro), si svolgevano ogni anno il 27 marzo i riti di un culto orientale che prevedeva una processione fino a qui del simulacro della dea Cibele, dal Palatino dove aveva il suo tempio, e il lavaggio dell'immagine della dea nelle acque del fiume.

Boschetto sacro
La Valle della Caffarella era un luogo un po' magico ed oltre ad avere come già detto un fiume sacro (oggi purtroppo ridotto ad una discarica!), aveva anche un boschetto sacro, un poggio di fronte alla chiesa di S.Urbano, ricoperto di lecci: oggi rimangono solo tre di questi alberi, in quanto i tedeschi nella seconda guerra mondiale avevano qui posizionato una batteria antiaerea.

Boschetto sacro
Si diceva erroneamente nel Rinascimento che qui re Numa Pompilio incontrasse la Ninfa Egeria e mentre si dilettavano in giochi amorosi, lei gli dettasse le leggi sacre di Roma.
In realtà il bosco frequentato dal re era quello vicino alle Terme di Caracalla, il bosco delle Camene.

Ninfeo di Egeria
Qui nella Valle comunque sorge il Ninfeo di Egeria, una grotta artificiale scavata nella roccia, dedicata alla Ninfa, vicina ad una sorgente di acqua minerale acidula.
La grotta è preceduta da un portico che si specchia in un bacino d'acqua che a sua volta va a formare un laghetto insieme alle acque dell'Almone.
Per le sue qualità terapeutiche questo laghetto era chiamato "Lacus Salutaris".

Ninfeo di Egeria con statua del dio Almone
Il ninfeo del II secolo d.C.. era di forma rettangolare e aveva tre nicchie nelle quali trovavano posto delle statue di divinità fluviali, dalle quali scaturiva l'acqua la cui sorgente si trovava sotto la via Appia Pignatelli.
Oggi è collocata una statua maschile semisdraiata che probabilmente raffigura il dio Almone.

Rivestivano il ninfeo lastre di marmo verde e bianco e mosaici in pasta vitrea policromi.
L'ambiente era coperto da una volta a botte, con rivestimento in pietra pomice che cercava di far sembrare l'intero ambiente una grotta.


Si dice anche che alle idi di luglio i cavalieri romani svolgessero cavalcate nella Valle della Caffarella per onorare Marte Gradivo, in ricordo della battaglia del lago Regillo avvenuta nel 493 a.C.

Nel periodo tra il II secolo a.C. e gli inizi dell'età imperiale la Valle registrò il massimo sviluppo insediativo: grandi ville e sepolcri (a tempietto, colombari e tombe a camera).

Due sono i personaggi che caratterizzarono in età imperiale (II secolo d.C.) le vicende di questa valle: Erode Attico e la moglie Annia Regilla.
Chi furono questi personaggi?...

Appia Annia Regilla Atilia Caucidia Tertulla apparteneva alla famiglia aristocrazia romana degli Annii, la stessa famiglia a cui appartenne Marco Attilio Regolo (III secolo a.C.) al tempo della prima guerra punica.
Suo padre fu console nel 139 d.C.
Annia Regilla era imparentata con la famiglia imperiale, con Annia Galeria Faustina, moglie dell'imperatore Antonino Pio.

Solo quattordicenne, andò in sposa al quarantenne Erode Attico, di origine greca, il cui padre Tiberio Claudio era divenuto ricchissimo per aver trovato scavando in un campo di sua proprietà un grandissimo tesoro (o forse come si diceva, solo facendo l'usuraio).

Erode Attico
Erode Attico, dal carattere collerico e violento, famoso per la sua liberalità, era un uomo politico e insegnava retorica: ebbe tra i suoi allievi due futuri imperatori coregenti:  Marco Aurelio (adottato dal suocero e zio acquisito Antonino Pio) e Lucio Vero (adottato anch'esso dall'imperatore Antonino Pio e genero di Marco Aurelio).

Antonino Pio
Lucio Vero
Marco Aurelio
























Dopo un breve periodo passato a Roma i coniugi si trasferirono a Maratona in Grecia, città natale di Erode Attico.
In quella terra lontana da Roma Annia Regilla divenne sacerdotessa nel santuario di Olimpia della dea Demetra, l'equivalente greca della Cerere romana, dea delle messi, del matrimonio e delle mogli vittime della violenza domestica (quasi un presagio, come vedremo oltre!), e divenne anche la prima sacerdotessa ad Atene della dea Tyche (dea della fortuna).
In quanto sacerdotessa fu l'unica donna a poter assistere ai giochi olimpici nello stadio, dall'altare del santuario.

Le Tre Tyche - bassorilievo della villa di Erode Attico e Annia Regilla sulla Via Appia


Dopo aver partorito cinque figli (due femmine e tre maschi), quando era incinta di otto mesi del sesto figlio, fu uccisa dal liberto Alcimedonte, che la picchiò a morte colpendola al ventre e facendole perdere anche il bambino.
Fu accusato il marito dal fratello di Annia Regilla di essere il mandante dell'esecuzione; ma forse per l'amicizia con l'imperatore Marco Aurelio, sia marito che liberto furono scagionati.

Anzi, Erode Attico inscenò un grande dispiacere per la perdita della moglie, e commissionò un panegirico al poeta greco Marcello di Side, che venne scritto su due cippi di marmo pentelico trovati davanti alla chiesa di S.Sebastiano sull'Appia Antica e che oggi si trovano al Museo del Louvre a Parigi (una copia di una colonna si trova a Villa Borghese).
In un'altra iscrizione di una colonna posta all'ingresso del Triopio (oggi a Musei Capitolini), chiama la moglie
 "...luce della casa, alla quale appartennero questi beni" .
lastra con iscrizione in caratteri greci "...luce della casa..."

Dedicò alla moglie un Odeion ad Atene e alcuni monumenti a Roma.

Annia Regilla infatti quando si sposò portò in dote al marito una grande villa al III miglio della Via Appia, che venne poi ereditata alla sua morte dal figlio minore Bradua, ma di cui Erode Attico riuscì ad impadronirsi.

Erode Attico trasformò la villa repubblicana degli Annii e diede alla zona il nome di Triopio: Triopas era il re di Tessaglia che dedicò a Demetria un santuario a Cnido in Asia Minore.

Il Triopio si estendeva sino al Mausoleo di Cecilia Metella, comprendendo quella zona sulla quale nel IV secolo, una volta che divenne proprietà imperiale, Massenzio costruì il suo Palazzo.

Annia Regilla morta nel 160 d.C. fu sepolta in Grecia (non si sa dove), con sontuosi funerali.
Nel Triopio invece Erode Attico fece costruire in ricordo della moglie un Cenotafio e un Tempio dedicato a Cerere (equivalente romana di Demetria) e Faustina (moglie divinizzata dell'imperatore Antonino Pio e parente, come ho detto, della defunta moglie).

Tempio del dio Redicolo/Tomba di Annia Regilla
La Tomba di Annia Regilla o Tempio del Dio Redicolo, come venne nell'ottocento erroneamente chiamato, è un tempietto (naiskos) a due piani posto su di un podio, risalente al II secolo, in laterizio e decorato in cotto.
Le pareti sono di color giallo, mentre gli elementi decorativi sono rossi. 

Ha una copertura a doppio spiovente con volta a crociera.
Nel piano inferiore vi era la cella funeraria, mentre al piano superiore vi era una stanza per i riti dei defunti.
Il pavimento tra i due piani è crollato.

Tempio del dio Redicolo/Tomba di Annia Regilla
Sulla facciata meridionale, che si affacciava sulla via che collegava la via Appia alla via Latina, vi erano più decorazioni: due lesene angolari, due semicolonne ottagonali con capitelli corinzi, una finestra con architrave, una fascia a meandro orizzontale ed un'elaborata trabeazione.

Un portico con quattro colonne delimitava nella facciata est, rivolta verso il fiume Almone, la scalinata d'accesso al piano superiore.

La facciata principale accoglieva l'entrata al di sopra della quale vi è una nicchia semicircolare con timpano, affiancata da due finestre.

Non è una tomba ma un cenotafio, in quanto come si è detto il sepolcro di Annia Regilla dovrebbe essere in Grecia.
Si trova a metà di Via della Caffarella.
Misura 8,16m X 8,57m.
Al suo interno vi sono nicchie per più persone che accoglievano sarcofaghi.

L'edificio veniva anche chiamato Tempio del Dio Redicolo per la sua forma e per l'ubicazione ricordata in questa zona.
Il Dio era il dio del Ritorno (da redeo, verbo latino che significa "tornare"), il protettore di coloro (i rediculi) che tornavano a Roma dopo essere stati a lungo lontani.
Sempre per rimanere nelle leggende del luogo, si racconta che il dio apparve ad Annibale spaventandolo, mentre questi si recava con il suo esercito a Roma, dopo la vittoria a Canne: fu così che Annibale tornò indietro!

Il sepolcro si è conservato in buono stato perché ha ospitato per secoli al suo interno un fienile: nei pressi si trovano i resti di un casale che inglobava un mulino e una torre difensiva medievale.
Orario:  sabato,domenica e festivi      10.00/16.00
              chiuso GENNAIO, LUGLIO e AGOSTO 

(...un po' troppo restrittivo l'orario di visita: capisco che a gennaio il maltempo possa creare dei disagi per chi raggiunge questo sito, ma non giustifico la chiusura durante due mesi estivi che potrebbero rappresentare un buon momento per la visita durante il periodo di vacanze...abbiamo letto la delusione sui volti di due turisti americani che come noi hanno trovato il cancello chiuso!)
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chiesa di S.Urbano/Tempio di Cerere e Faustina
L'altro monumento eretto da Erode Attico in onore della moglie è il Tempio di Cerere e Faustina, che si trova oggi nel parco di una villa privata chiusa al pubblico (vicino al Ninfeo di Egeria e al Bosco sacro).

Tempio di Cerere e Faustina nascosto nella proprietà privata
E' un tempio prostilo posto su un podio con scala a sette gradini (oggi interrata), che doveva contenere la statua di Annia Regilla oltre a quelle della dea e dell'imperatrice divinizzata, moglie di Antonino Pio.
Un'area porticata è oggi scomparsa.

timpano della facciata della chiesa
L'edificio è stato costruito in laterizio ed è decorato dai marmi pentelici (provenienti dalle cave di marmo che Erode Attico possedeva in Grecia) delle quattro colonne e della trabeazione della facciata.

colonne e trabeazione della facciata
Internamente la volta è a cassettoni: lo stucco centrale ottagonale rappresenta l'Apoteosi di Annia Regilla.
Lungo le pareti vi è una fascia a riquadri scanditi da lesene in laterizio con capitelli corinzi in peperino e al di sopra di questa un fregio con armi..
Vi sono anche rappresentazioni pittoriche del XIV secolo.

foto dell'interno presa dal pannello esplicativo del Parco
Il Tempio di Cerere e Faustina infatti nel IX secolo venne trasformato in un oratorio cristiano, e vi si istallarono i monaci basiliani.
Il luogo di culto cristiano venne dedicato a S.Urbano, martirizzato sotto Marco Aurelio nel 160 (lo stesso anno in cui morì Annia Regilla), ed ora la chiesa viene chiamata S.Urbano alla Caffarella.

Scendendo 23 ripidi gradini s'accede alla cripta dove vi sono degli affreschi, tra i quali una Madonna con Bambino e Santi.

ingresso alla chiesa









Nel 1634 la chiesa venne restaurata dai Barberini che erano venuti in possesso dei terreni in cui la chiesa si trova.
Il portico antistante l'edificio fu tamponato con murature in laterizio, e fu costruito un campanile a vela.






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Ma che fine ha fatto la villa di Erode Attico?
Non restano che alcuni piccoli ruderi e frammenti sparsi alla base e sulla collinetta verso via dell'Amone.

Il Triopio con i suoi edifici fu inglobato nel IV secolo nel complesso della villa di Massenzio.

Alla fine dell'epoca imperiale la valle verserà in uno stato di abbandono.
Sono i Conti Tuscolani i proprietari in epoca feudale, che militarizzano fortificando la zona, per controllarne i transiti verso i loro possedimenti del Tuscolo.

Torre Valca
Una di queste torri è la Torre Valca, costruita in blocchetti di tufo, di peperino e di marmo nel XII secolo.
Era dotata per la difesa di antemurale e di ponte levatoio che si collegava al primo piano.
Vicino alla torre si attraversava il fiume Almone su un piccolo ponte di legno.

Torre Valca
La Valle della Caffarella è sempre stata caratterizzata dalla presenza di acqua (il fiume Almone e le sorgenti), e sia per l'agricoltura, sia per le attività artigianali, vennero costruite strutture per lo sfruttamento dell'energia motrice dell'acqua: mulini per la macinazione del grano (mole) e impianti per la lavorazione e il lavaggio dei panni di lana, le cosiddette valche, termine longobardo ("walkan") che significa "rotolare".
La Torre Valca, come dice il nome, ebbe successivamente anche questo utilizzo.

Colombario Costantiniano
A mulino venne invece adattato il cosiddetto Colombario Costantiniano.
Il sepolcro a tempietto venne costruito nel II secolo d.C.
Due colonne (non più in loco), precedevano l'entrata.
Era su due piani: il primo adibito a sepoltura, il secondo ai riti funebri.
Fu costruito in mattoni rossi e gialli per creare motivi decorativi.

Colombario Costantiniano

Ancora non ho detto perché la valle viene chiamata "della Caffarella" ...
...prende il nome dalla famiglia Caffarelli che nel 1529 iniziò a riunire gli appezzamenti di questa valle in un'unica tenuta.

Casale della Vaccareccia
Il Casale della Vaccareccia era il centro di questa tenuta.
Fu costruito nel XVI secolo inglobando una torre del XIII secolo di blocchetti di tufo e scaglie di marmo.
Il porticato del casale ha colonne di granito con capitelli corinzi di marmo.
Il piano nobile del casale si trovava al primo piano.

Casale della Vaccareccia
Casale della Vaccareccia
Successivamente la valle divenne una proprietà dei principi Pallavicini e nel XIX passò ai Torlonia.

Casale della Vaccareccia
Oggi, anche se sembra esserci un'azienda agricola, è in uno stato di abbandono (ponteggi abbandonati, tetto sprofondato...), nonostante sia recintata con bandoni che illustrano i progetti di restauro incominciati nell'ottobre 2012 e che dovevano terminare nel 2013.

Nel parco si trovano due cisterne: una vicina al casale della Vaccareccia, l'altra tra il Bosco sacro e la chiesa di S.Urbano.

Cisterna imperiale/Fienile Torlonia
La prima cisterna di epoca imperiale, nota anche come fienile dei Torlonia, di forma rettangolare (37m X 12m), è in parte crollata nella notte del 13 gennaio 2011.

cisterna romana
La seconda cisterna invece, su due livelli, con volta del primo piano inferiore a doppio spiovente, risale ai primi anni dell'impero.
Originariamente era interrata e serviva come serbatoio di acqua piovana.
 
cisterna romana
interno della cisterna romana

CONCLUSIONI
Nonostante le polemiche sullo stato indecente di sporcizia ovunque, la mancanza di segnaletica, la vegetazione che copre parzialmente o quasi del tutto i monumenti, l'impossibilità di visitarli e l'abbandono rispetto a quando abbiamo visitato il sito alcuni anni fa, il parco è frequentato dai romani che fanno jogging, passeggiate (e a volte corse) in bicicletta, o che portano a scorrazzare i propri cani.









L'amarezza è grande al pensiero che senza una cura più attenta il parco, che nonostante tutto cerca di offrire la sua naturale bellezza al visitatore, possa pian piano scomparire e i suoi monumenti crollare come la cisterna imperiale.

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