lunedì 14 settembre 2015

Roma: il Tempio del Divo Claudio sul colle Celio


Nella zona più elevata del colle Celio, a due passi dal Colosseo, quasi totalmente nascoste e sconosciute da molti, si trovano le imponenti rovine del Tempio del Divo Claudio.

Il Tempio del Divo Claudio fu l'unico tempio pubblico eretto sul Celio.

Era un tempio dedicato al culto dell'imperatore Claudio, che dopo la sua morte era entrato a far parte del numero degli dei.
Venne fatto costruire da Agrippina minore, moglie e nipote di Claudio, e madre di Nerone, nel 54 d.C., in quella zona consacrata per tradizione alla gens Claudia.
Agrippina, come Livia per Augusto, divenne la prima sacerdotessa del culto del marito.

Il Tempio del Divo Claudio era una delle strutture più alte di Roma.

La sua architettura ci è giunta da un frammento della Forma Urbis severiana.
Aveva lo stesso orientamento del Tempio del Divo Augusto sul Palatino, quasi a voler creare un legame tra i due imperatori.

Nulla di questo tempio è rimasto.
Era un tempio prostilo esastilo (con un portico a sei colonne in facciata e tre sui lati), elevato su di un alto podio, una vasta terrazza (180m X 200m), sostenuta da massicci muri di contenimento.

La terrazza costellata da siepi, era probabilmente circondata da un portico.
Un monumentale scalone sul lato nord, rivolto verso il Colosseo, dava accesso al tempio.
Un altro scalone si trovava sul lato ovest.

resti del basamento sotto il campanile della Chiesa dei Ss Giovanni e Paolo
Il tratto occidentale dei muri di contenimento del podio si può ancora vedere nel convento della Chiesa dei Ss Giovanni e Paolo e sotto il campanile della chiesa.

resti del basamento sotto il campanile della Chiesa dei Ss Giovanni e Paolo
 lato occidentale del basamento del Tempio del Divino Claudio
 La facciata è costituita da blocchi di travertino sbozzati, secondo lo stile "rustico" tipico dell'età claudia (ne sono un altro esempio i portici del Porto di Claudio, Porta Maggiore e l'Acquedotto Vergine in Campo Marzio).

arcata in travertino con lesene, capitelli dorici e architrave
pilastro sbozzato
I pilastri tra le arcate hanno lesene doriche e architravi.
Il livello attuale corrisponderebbe al secondo piano.

Una strada si trovava dietro la facciata, e su di essa si aprivano alcuni ambienti, forse delle tabernae.

Seguiva un gruppo di ambienti su due piani comunicanti tra loro, appoggiati contro muri sovrapposti (per un totale di 6,10m), dietro ai quali vi sono due corridoi paralleli.

ambienti pertinenti la facciata del lato occidentale del basamento
basamento del tempio sotto il convento con elementi architettonici gotici
i due livelli della facciata del basamento
pilastro del primo livello del basamento
ambiente del primo livello del basamento
Il tempio fu danneggiato nel 64 d.C. dall'incendio neroniano, e Nerone, demolendolo parzialmente, vi costruì un'ala della sua residenza privata: sul lato est del basamento venne addossato un ninfeo monumentale, che faceva da sfondo ai giardini della Domus Aurea.

resti del ninfeo della Domus Aurea (Via Claudia)
resti del ninfeo della Domus Aurea (Via Claudia)
Tra il terrapieno e il muro vi era un'intercapedine destinata al passaggio dell'acqua che alimentava le fontane del ninfeo.

Parzialmente si possono vedere i resti del ninfeo sulla Via Claudia: il lato orientale del podio fu infatti scoperto nel 1880 durante l'apertura di questa via.
 
nicchie del ninfeo della Domus Aurea (Via Claudia)
ambiente del ninfeo della Domus Aurea (Via Claudia)
Si tratta di una parete di mattoni con nicchie e un ambiente più grande al centro.
Davanti vi era forse un portico.


resti del ninfeo della Domus Aurea (Via Claudia)
resti del ninfeo della Domus Aurea (Via Claudia)
Il tempio fu poi ricostruito da Vespasiano.
Venne chiamato il "Vivaio di Domiziano", in quanto si credeva che fosse il recinto per le belve adoperate al Colosseo per i giochi.

Gli scavi di questo sito vennero effettuati tra il 1950 e il 1952.
In quest'area sono venute alla luce i frammenti di una statua di Agrippina, che si trovava nel luogo di culto del marito, utilizzati come materiale da costruzione di una muratura trovata sotto l'Ospedale Militare del Celio.

Proviene dalla stessa area un'altra statua in basanite raffigurante una sacerdotessa: è Agrippina minore raffigurata come orante, ispirata ad un'opera del V/IV secolo a.C.

statua di Agrippina come orante (dal Tempio del Divo Claudio al Celio - Centrale Montemartini)

CONCLUSIONI
Eclissati dalla immediata vicinanza del Colosseo e del Palatino, i resti del Tempio del Divo Claudio sembrano volersi nascondere agli occhi dei turisti.
Camminando lungo il Clivus Scauri, l'antica via che attraversava il Celio, l'occhio curioso s'imbatte nelle murature antiche che formano il basamento del campanile della Chiesa dei Ss Giovanni e Paolo, e capisce che sono opere anteriori all'alto campanile.

accesso al sito






Se poi si ha la fortuna di capitare in questa zona quando il cancello del passaggio accanto al campanile è aperto, si può avere un'inaspettata sorpresa.
Il sito archeologico è visibile gratuitamente solo in occasione dei matrimoni che si celebrano in questa chiesa: i cancelli vengono aperti per poter far entrare nel sagrato le macchine degli invitati.
I resti dei lati settentrionale e orientale del sito sono visibili invece dalla strada.











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