venerdì 10 giugno 2016

Roma: l'Area Archeologica di S.Croce in Gerusalmme



Nell'Area archeologica intorno alla Basilica di S.Croce in Gerusalemme, posta alle propaggini dell'Esquilino e non lontana dal Laterano, si trovano i resti di un grande palazzo imperiale, comprendente anche un anfiteatro, un circo, alcune domus appartenenti a dignitari di corte dell'imperatore Costantino, tratti dell'Acquedotto Claudio e delle Mura Aureliane.

planimetria dell'Area archeologica di S.Croce in Gerusalemme
Nel IX secolo a.C. quest'area aveva un utilizzo funerario.
Dal V secolo a.C. assunse una certa importanza perché centro di comunicazione viaria: era solcata dalla Via Labicana, dalla Via Prenestina e dalla Via Celimontana.

Dal V al I secolo a.C. in questa zona si coltivava il grano, e vi erano mulini e impianti per la panificazione.
Il Sepolcro di Marco Virgilio Eurisace e di sua moglie Atistia (I secolo a.C.), posto appena al di fuori di Porta Maggiore, testimonia la frequentazione di fornai in quest'area di Roma.

Sepolcro di Marco Virgilio Eurisace
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Essendo questo uno dei punti più alti di Roma, vennero fatti passare qui ben otto acquedotti, tra i quali l'Acquedotto Claudio (Aqua Claudia), iniziato da Caligola nel 38 d.C. e terminato da Claudio nel 52 d.C.

Acquedotto Claudio inglobato nelle Mura Aureliane presso Porta Maggiore
Partendo dalla Valle dell'Aniene, l'acqua percorreva 45 miglia sino a giungere a Roma, in quest'area della città chiamata Horti Spes Veterem (o Horti ad Spem Veterem), dove sorgeva un tempio dedicato alla dea Speranza, in ricordo di una battaglia vinta dai Romani contro la città etrusca di Veio (477 a.C.).

Acquedotto Claudio presso Porta Maggiore
Acquedotto Claudio presso Porta Maggiore
Il suo prospetto monumentale era costituito dalla Porta Maggiore, che oltrepassava la Via Labicana (oggi Via Casilina) e la Via Prenestina.

Porta Maggiore
Se si guarda la porta si possono vedere ancora i due acquedotti che vi passavano sopra: quello più in alto era l'Anio Novus, quello più in basso l'Aqua Claudia.

gli acquedotti che passavano sopra Porta Maggiore
Gli ultimi 9km dell'acquedotto erano costituiti di archi in opera quadrata di peperino e tufo rosso, con blocchi di chiave in travertino.

opera quadrata di peperino e tufo rosso dell'acquedotto
L'Acquedotto Claudio fu messo fuori uso, come gli altri acquedotti a Roma, nel 537 dai Goti, ma rimase poi parzialmente funzionante.
Quando furono costruite le Mura Aureliane (271/275), l'acquedotto fu per un tratto in esse inglobato, murandone le arcate.

Acquedotto Claudio e Mura Aureliane nell'Area Archeologica di S.Croce in Gerusalemme
Acquedotto Claudio e Mura Aureliane nell'Area Archeologica di S.Croce in Gerusalemme
E proprio all'interno dell'Area Archeologica di S.Croce in Gerusalemme si può osservare questo intervento di sovrapposizione tra acquedotto e mura.

sovrapposizione di Acquedotto Claudio e Mura Aureliane nell'Area Archeologica di S.Croce in Gerusalemme
In un punto si possono notare anche le concrezioni dovute ad una perdita dell'acquedotto.

concrezioni dovute alle perdite dell'acquedotto
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Nel 42/38 a.C. Mecenate fu l'artefice della trasformazione della zona in quartiere residenziale.

Tra le ville qui presenti vi era quella della famiglia dei Varii, imparentata con quella imperiale dei Severi.
Dai Varii l'area prese il nome di Horti Variani.

Nel III secolo d.C. gli horti andarono a far parte del demanio imperiale.
Settimio Severo e poi Elagabalo trasformarono l'area in residenza imperiale con un vasto parco e vari nuclei monumentali: l'Anfiteatro Castrense, il Circo Variano, un vestibolo circolare e ninfei.

L'Anfiteatro Castrense venne costruito da Elagabalo tra il 218 e il 222 d.C., come anfiteatro di corte, vicino alla dimora imperiale.
Prende infatti il nome di "castrense" in quanto  a quell'epoca la dimora imperiale era chiamata "castrum".

ingresso attuale per l'Anfiteatro Castrense
E' l'unico anfiteatro rimasto a Roma oltre al Colosseo.
In esso venivano dati spettacoli per i soldati delle caserme vicine, e poteva contenere 3500 spettatori.

L'anfiteatro era di forma ellittica: l'asse maggiore misurava 88m e quello minore 75,80m.

E' stato costruito in opera laterizia.
In facciata si presentava suddiviso in tre ordini di arcate scandite al primo piano da 48 semicolonne con capitelli corinzi, e con quattro ingressi.
Il piano superiore aveva paraste tra le arcate, al posto delle semicolonnne.
Il terzo ordine presentava finestre e mensole per sostenere il velario, per proteggere gli spettatori dal sole.

primo e secondo ordine dell'Anfiteatro Castrense
semicolonna con capitello corinzio del primo ordine dell'Anfiteatro Castrense
La cavea è scomparsa, ma aveva un solo ordine di gradinate (gli ultimi resti furono asportati sotto Benedetto XIV).
Vi era anche il palco riservato all'imperatore.
Il pavimento era removibile, in parte in legno e in parte fisso, ed era dotato di sotterranei con corridoio centrale, ambienti laterali coperti con volte a crociera e gallerie semicircolari.

Quando vennero costruite le Mura Aureliane (III secolo d.C.), l'Anfiteatro Castrense venne in esse inglobato, divenendo un bastione, e le arcate sul lato extra-urbano vennero tamponate.
Percorrendo Viale Castrense si può vedere la parte esterna dell'anfiteatro, comprese le fondamenta in calcestruzzo (fu abbassato il livello stradale per rendere più alte le mura).

Anfiteatro Castrense visto da Viale Castrense
Nel VI secolo i Goti di Vitige aprirono una breccia nelle mura proprio in corrispondenza dell'anfiteatro, ma non riuscirono lo stesso ad entrare in città.

Nel XVI secolo, durante il pontificato di Paolo IV, l'anfiteatro fu ridotto solo al primo ordine per motivi difensivi.


Oggi l'Anfiteatro Castrense, posto all'interno del monastero cistercense della Basilica di S.Croce in Gerusalemme, è stato trasformato in orto-giardino.

Dall'anfiteatro partiva un corridoio carrabile coperto (lungo 300m e largo 14,50m), che arrivava fino al Circo Variano.

resti del lato destro del Circo Variano vicino al chiostro della basilica
L'inizio della costruzione, di questo spazio dedicato alle corse con le bighe, si deve a Caracalla, ma fu completato e ridimensionato da Elagabalo da cui prese il nome: l'imperatore infatti si chiamava Sesto Vario Avito Bassiano.

ricostruzione aerea del Circo Variano costruito da Caracalla (in giallo) e quello costruito da Elagabalo (in blu)
Si possono vedere i resti di alcuni ambienti quadrangolari che sostenevano le gradinate (cavea) vicino al chiostro della basilica.

resti di ambienti del lato destro del Circo Variano
resti di ambienti del lato destro del Circo Variano
Nel 2014 è stata ritrovata una porzione della torre occidentale che affiancava le cabine di partenza (carceres), potendo così determinare una più esatta stima delle sue dimensioni: il Circo Variano era lungo 630m e largo 125m.
Era più lungo del Circo Massimo (lungo 621m)!

Mura Aureliane e Acquedotto Claudio in prossimità del Circo Variano
Anche il lato sinistro del Circo Variano presenta ancora alcuni ambienti legati alla sua struttura, affiancati dai resti dell'Acquedotto Claudio e dalle Mura Aureliane.

resti degli ambienti correlati con il lato sinistro del Circo Variano
Mura Aureliane che chiudono esternamente (su Via Casilina) il lato sinistro del Circo Variano
Il circo aveva una forma semiellittica ed aveva una pista in terra battuta.
Nella spina del circo doveva trovare posto l'obelisco di Antinoo, rinvenuto nel XVI secolo fuori di Porta Maggiore presso le Mura Aureliane, portato a Palazzo Barberini alle Quattro Fontane dal cardinale Barberini e poi donato a papa Clemente XIV che lo fece portare nel Cortile della Pigna in Vaticano.
Nel 1822 venne spostato poi nell'attuale collocazione nei giardini del Pincio.

Obelisco di Antinoo (al Pincio)
L'obelisco, eretto in onore dell'amante dell'imperatore Adriano, era stato fatto portare dall'Egitto ed eretto sulla Via Labicana.
Da qui Elagabalo lo fece spostare nel circo.

Le Mura Aureliane tagliarono in due il circo.
Nel IV secolo la parte del circo rimasta all'interno delle mura fu trasformata in locali di servizio, di collegamento e forse di residenza della schiavitù della corte.

Mura Aureliane che hanno tagliato in due il Circo
L'Acquedotto Felice, costruito a fine Rinascimento da Sisto V (Felice Peretti), ricalcherebbe in parte il lato sinistro del Circo Variano tagliato fuori dalle Mura Aureliane.

Acquedotto Felice e Mura Aureliane dove tagliarono il Circo Variano
Acquedotto Felice
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Alessandro Severo (222/275 d.C.) costruì, nell'ambito dell'area descritta, le cosiddette Terme Eleniane, che presero il nome da Elena, la madre dell'imperatore  Costantino, che successivamente le fece ristrutturare dopo un incendio (come testimonia una lapide ritrovata nel XVI secolo).

resti della cisterna delle Terme Eleniane
Si pensa che queste terme di media grandezza, alimentate forse da una diramazione dell'Acquedotto Alessandrino, fossero ad uso pubblico.
Di esse rimangono solo 12 ambienti comunicanti con aperture ad arco, disposti su due file, della cisterna ritrovata tra Via Eleniana e Via Sommelier.

resti della cisterna delle Terme Eleniane
resti della cisterna delle Terme Eleniane
Le terme furono interrate in parte da Sisto V per costruire Via Felice (oggi Via S.Croce in Gerusalemme).
 
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Con l'imperatore Costantino (306/337 d.C.) l'area divenne un complesso polifunzionale, con una parte pubblica (Basilica civile), una parte riservata agli alloggi della corte imperiale (domus che si trovano lungo le Mura Aureliane), un settore privato riservato all'imperatore e un atrio che venne trasformato nella Cappella Palatina.

Il complesso prese il nome di Palazzo Sessoriano.
Non si ha la certezza dell'origine di questo nome, forse deriverebbe da:
- "Sus Sorianum" = "Parco Siriano" (in quanto l'imperatore Elagabalo era di origini siriane),
-  o da "sessorium", il pupazzo con cui si allenavano i gladiatori nell'anfiteatro,
- o da "consessus" o "Palatium Consessorianum", palazzo in cui si tenevano le riunioni plenarie.
Probabilmente la parola prende origine dal verbo "sedeo" = "soggiorno".

Faceva parte dell'ampliamento costantiniano la Basilica civile detta anche Tempio di Venere e Cupido, in quanto fu qui ritrovata nel 1509 una statua di Venus Felix, che ritrae la dea della bellezza con suo figlio Cupido.

resti della Basilica civile
Venere e Cupido (Musei Vaticani)
La statua in realtà rappresenta Gnea Seia Herennia Sallustia Barbia Orbiana, la bella moglie dell'imperatore Alessandro Severo, nelle vesti di Venere.
Sulla base della statua vi è la dedica di due liberti dell'imperatrice (Sallustia ed Elpidio).
particolare della statua di Venere e Cupido (Musei Vaticani)
La statua fu fatta trasferire da papa Giulio II al Casino del Belvedere.Oggi la statua fa parte della collezione dei Musei Vaticani.

La Basilica civile era una sala rettangolare absidata, con cinque finestre ad arco, e coperta da una semicupola.

resti della Basilica civile
resti della Basilica civile
resti della Basilica civile
Si sono ritrovate alcune lastre di marmo con lato di 90cm che ricoprivano il pavimento della sala.
La sala aveva funzioni di rappresentanza.

La Basilica civile si trova oggi nel giardino del Museo Storico della Fanteria, chiuso durante la nostra visita domenicale, ed è per questo che abbiamo potuto vederne i resti solo dall'Area Archeologica.
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Per ospitare la corte imperiale, nel IV secolo furono costruite a ridosso delle Mura Aureliane delle domus a due piani, tra le quali si possono ancora individuare due abitazioni speculari: la cosiddetta Domus dei Ritratti (nella pianta ambienti a b c n o p r s q) e la Domus della Fontana (nella pianta ambienti d e f g h i).
Le domus furono rinvenute nel 1959.

domus costantiniane addossate alle Mura Aureliane
pianta delle domus costantiniane
Ogni domus ha un ambiente con una lastra marmorea al centro del mosaico a motivi vegetali. 
Gli ambienti prendono luce da cortili a cielo aperto con pavimenti a mosaico e fontane.

ambiente della domus con lastra marmorea al centro del mosaico
Viene chiamata Domus dei Ritratti l'abitazione in cui sono riprodotti due busti, uno femminile e uno maschile, dei due padroni di casa sui pavimenti a mosaico di due ambienti di rappresentanza (triclini invernali).

Domus dei Ritratti
Domus dei Ritratti (triclinio invernale con ritratto femminile)
Domus dei Ritratti (triclinio invernale con ritratto maschile)
La Domus dei Ritratti occupava 278m², mentre la Domus della Fontana 176m².
Il pian terreno era costituito da ambienti di rappresentanza e di servizio, mentre nel piano superiore si trovavano le stanze da letto (cubicula).

Domus della Fontana
Probabilmente però i mosaici bicromi appartengono ad un'abitazione del secolo precedente.
I resti degli intonaci parietali mostrano una decorazione in bordeaux o rosso e stucchi dorati.
Negli ambienti di servizio (cucine) il pavimento è costituito da bipedali, e vi sono vasche per la raccolta dell'acqua rivestite da opus signinum (malta idraulica).

Queste domus rimasero in uso per meno di un secolo, poi vennero distrutte e interrate per il restauro delle mura ad opera dell'imperatore Onorio (V secolo).
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Nel 1982 durante gli scavi per la posa dei cavi della ACEA in Via Eleniana, emersero quattro ambienti di una ricca domus imperiale del II secolo d.C., annessa nel III secolo al complesso imperiale (periodo a cui risalgono affreschi e mosaici).

sito della Domus di Aufilda Cornelia Valentilla
Dalle fistule acquarie di piombo rinvenute si crede che la domus appartenesse ad Aufidia Cornelia Valentilla, in quanto vi era riportato il nome della proprietaria dell'abitazione.

triclinium della Domus di Aufilda Cornelia Valentilla
L'ambiente principale, un triclinium affrescato, aveva funzioni di rappresentanza.

affreschi del triclinium
Sono affrescati sulle pareti tra colonne una figura femminile panneggiata e una coppia, uno stambecco rampante e un volatile.

affresco del triclinium: una coppia di figure
affresco del triclinium: uno stambecco rampante, una figura femminile panneggiata e un volatile
Nell'attiguo corridoio sono affrescate scene figurate, miti o rappresentazioni teatrali (Paride ed Elena, Ercole e Alcesti).
La decorazione del corridoio è più tarda rispetto a quella degli altri ambienti.

corridoio dietro ai muri affrescati del triclinium e del vano di servizio
Un vano di servizio presenta una decorazione lineare a pannelli con cornici gialle e verdi, separate da linee rosse.

decorazione parietale del vano di servizio (la figura appartiene invece alla decorazione del triclinium)
Una scala marmorea dall'esterno dava accesso al corridoio.

scala che dava sull'esterno
I pavimenti sono a mosaico.
Quello della stanza di rappresentanza ha uno schema più complesso: ottagoni e quadrati con croci e svastiche.

pavimento a mosaico del triclinium
 Si possono vedere anche lacerti di una pavimentazione precedente.

sovrapposizioni di pavimentazione nel triclinium
Il mosaico del corridoio è più irregolare e grossolano.

In epoca tarda, una parte della domus divenne un settore termale privato del palazzo costantiniano.
Agli inizi del V secolo la scala venne tamponata e il pianterreno fu interrato.
Venne poi confiscata dall'imperatore Onorio per creare una fascia di sicurezza all'interno delle Mura Aureliane, senza costruzioni private.

Questo domus è visitabile all'interno dell'area archeologica.
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L'imperatore Costantino abitò in questa residenza dopo la vittoria su Massenzio sul Ponte Milvio (312 d.C.).

Il grande atrio degli Horti Variani venne trasformato nella chiesa detta Hierusalem, per conservare le reliquie che Flavia Giulia Elena, madre di Costantino, aveva portato dalla Terra Santa: i chiodi della crocifissione, il porta cartello con scritto INRI, due spine della corona, la spugna imbevuta d'aceto data a Cristo per dissetarsi, uno dei trenta denari di Giuda e parte della croce di S.Disma, il ladrone buono.

muro esterno dell'Atrio del complesso imperiale trasformato in basilica cristiana
Anche se la Basilica di S.Croce in Gerusalemme venne rifatta in stile barocco, si può ancora vedere quello che era il muro esterno dell'Atrio del complesso imperiale.

L'Atrio del palazzo era diviso in tre settori trasversali mediante arcate su colonne binate , invece che in tre navate longitudinali, come fu trasformato poi per divenire chiesa.

Quando l'imperatore Costantino trasferì la capitale a Costantinopoli, la madre Elena si trasferì al Palatium Sessorianum.

Dopo la morte di Elena il Sessorio decadde e l'area divenne terreno rurale.
Nel 410 il complesso imperiale fu saccheggiato da Alarico.
Nel 570 il complesso fu saccheggiato durante la guerra greco-gotica.

Dopo l'Unità d'Italia l'area venne acquisita al Demanio Militare per costruirvi la Caserma Umberto I Principe di Piemonte.

Caserma Umberto I Principe di Piemonte
Rimangono vicino alle costruzioni militari dei resti scultorei rinvenuti nell'area archeologica.

resti scultorei romani dell'area archeologica
resti scultorei romani dell'area archeologica
resti scultorei romani dell'area archeologica
resti scultori romani dell'area archeologica
Doveva appartenere agli Horti Spei Veteris la statua in marmo pario della Musa Polimnia, anche nota come la Musa Pensosa, ritrovata nel 1928 in Via Terni, e oggi conservata al Museo della Centrale Montemartini.

Musa Polimnia (II sec.d.C. - dagli Horti Variani - Museo della Centrale Montemartini)
La statua, ritrovata in un cunicolo franato, è datata II secolo d.C. ed è la copia di una Musa scolpita da Poliskos di Rodi nel II secolo a.C.
 
particolare della Musa Polimnia (II sec.d.C. - dagli Horti Variani - Museo della Centrale Montemartini) )

http://archeoroma.beniculturali.it/siti-archeologici/comprensorio-archeologico-scroce-gerusalemme
http://www.coopculture.it

Orario: I e III sabato del mese
             SOLO CON VISITA GUIDATA O ACCOMPAGNATA ore 10.15
             con prenotazione allo 06 33967700
             (durata 1 ora)
Costo:   5,50€  + 2€ (di prevendita)


CONCLUSIONI
Visitammo anni fa questo interessante sito archeologico, quando ancora si stava scavando, ed erano da poco affiorati i resti della domus  di Via Eleniana.
Oggi il sito è stato indubbiamente reso più comprensibile, con l'aiuto di pannelli che spiegano i vari settori dell'area.
Noi lo abbiamo visitato durante uno degli eventi organizzati dall'OPEN HOUSE.
Forse dovrebbe essere più fruibile al pubblico per quel che riguarda la frequenza delle possibilità di visita: due sabati al mese sono troppo pochi per un sito così importante!



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