mercoledì 15 giugno 2016

Roma: Castel Sant'Angelo, da mausoleo a fortezza


Sono trascorsi quasi duemila anni dalla costruzione nel 123 d.C. del mausoleo funebre fatto erigere dall'imperatore Publio Elio Traiano Adriano, per se e per la sua famiglia, lungo la riva destra del Tevere.

statua dell'imperatore Adriano (Parco della Mole Adrianea)
Durante questi diciannove secoli di storia questo monumento romano ha subito molte modifiche strutturali e cambiamenti d'utilizzo, da sepolcro imperiale a castello fortificato, da palazzo rinascimentale a oscura prigione, giungendo infine ai giorni nostri in veste di museo.
Non essendo mai stato abbandonato, è divenuto quindi la quinta scenografica delle vicende che hanno caratterizzato l'evoluzione della città.

Ritratto di Adriano (II sec.d.C.)
Il Mausoleo di Adriano fu realizzato dall'architetto Demetriano (si pensa anche che il progetto fu realizzato dallo stesso imperatore), in quella zona fuori dalle mura della città chiamata Ager Vaticanum (le sepolture romane infatti dovevano essere collocate fuori dalla cinta muraria).

Mausoleo di Adriano/Castel Sant'Angelo e Pons Aelius/Ponte Sant'Angelo
Sul fiume fu appositamente costruito il Pons Aelius (Ponte Elio, oggi Ponte Sant'Angelo), per congiungere il Mausoleo di Adriano con il Campo Marzio.
Era un ponte a più arcate in travertino e ricoperto in marmo, con piloni coronati da colonne sormontate da vittorie alate in bronzo.

Ponte Elio/Ponte Sant'Angelo
Ponte Sant'Angelo (Pons Aelius)
Ponte Sant'Angelo (Pons Aelius)
Il mausoleo venne terminato un anno dopo la morte dell'imperatore (139 d.C.) dal suo successore Antonino Pio.

plastico dei resti delle murature romane pertinenti il Mausoleo di Adriano
Avendo subito molti rimaneggiamenti e trasformazioni, il mausoleo si è prestato a varie supposizioni di come potesse essere all'epoca della sua costruzione.

ricostruzione del Mausoleo di Adriano (secondo Luigi Canina - XIX sec.)
plastico del Mausoleo di Adriano (secondo Mariano Borgatti - inizio XX sec.)

Queste sono le ipotesi più accreditate.
Il mausoleo era alto circa 48m.
La base del mausoleo, a pianta quadrata di 86m per lato e alta 10m, era ricoperta da marmo lunense, con decorazioni a lesene con scanalature e rilievi.

resti della muratura romana del basamento del Mausoleo di Adriano
Il basamento esterno era decorato con un fregio con bucrani e con i nomi degli imperatori sepolti nel mausoleo.
Da un angolo della cinta muraria proviene il capitello angolare con fregio a bucrani che fino al XV secolo si trovava nel suo sito originario.

Frammenti della decorazione del basamento esterno sono conservati nel Giretto Coperto o Galleria Archeologica posto al quarto livello del monumento.

frammento del fregio con bucrani e ghirlanda del basamento del mausoleo (II sec.d.C.)
frammento della cornice con modanatura del basamento del mausoleo (II sec.d.C.)
testa di toro e rilievo con testa di ariete provenienti dal basamento esterno del mausoleo
Al basamento quadrato era sovrapposto un tamburo cilindrico, alto circa 20m, e con diametro di 64m.
Era stato realizzato in opus cementitia, blocchi di tufo, travertino e peperino, ed era rivestito da lastre di marmo.

tamburo del Mausoleo di Adriano
muratura romana in tufo e peperino del Mausoleo di Adriano
muratura romana in tufo e peperino del Mausoleo di Adriano
muratura romana in tufo e peperino del Mausoleo di Adriano
La muratura romana del tamburo è visibile percorrendo il cosiddetto Ambulacro di Bonifacio IX, un corridoio anulare scoperto, posto tra la cinta muraria e la base cilindrica del mausoleo.

parte dell'Ambulacro di Bonifacio IX
Questo corridoio fu ricavato nel XIV secolo dall'architetto Niccolò Lamberti abbattendo le coperture delle celle radiali che servivano come scuderie e magazzini e, nel medioevo, come prigioni.
Venne creato così un fossato interno che isolava e rendeva il sito (trasformato già all'epoca in roccaforte), più difficile da espugnare militarmente. 

resti delle celle radiali del Mausoleo di Adriano
Parte dei setti radiali sono ancora individuabili.
Il cilindro centrale della tomba era infatti collegato alla cinta quadrata esterna da una serie di muri disposti a raggiera, che formavano 67 ambienti con copertura voltata ad un'altezza di 8m, ma diversi per dimensioni.

resti delle celle radiali del Mausoleo di Adriano
celle radiali
Lungo questo corridoio sono ora collocati i resti delle decorazioni del monumento sepolcrale di epoca romana e di quello difensivo e residenziale di epoca papale.

frammenti delle statue che decoravano  il Mausoleo di Adriano (a destra ritratto di Antinoo - II sec.d.C.)
Testa virile (II sec.d.C.)
frammenti decorativi del Mausoleo di Adriano
elementi decorativi del monumento in epoca papale
elementi decorativi del monumento in epoca papale
elementi decorativi del monumento in epoca papale
Lungo il corridoio, in prossimità dell'ingresso est del castello, si possono incontrare resti del lastricato adrianeo, costituito da grandi blocchi marmorei, che pavimentava questo livello del mausoleo.

pavimentazione romana del mausoleo
lastricato marmoreo adrianeo
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Sopra al tamburo del mausoleo vi era un tumulo con cipressi (così come il Mausoleo di Augusto), circondato da statue in marmo, e poi sopra ancora un tempietto cilindrico circondato da colonne.

Probabilmente sulla sommità del mausoleo vi era una quadriga in bronzo, guidata da Helios il dio del Sole, e una statua dell'imperatore Adriano.
Agli angoli del basamento vi erano altre statue: cavalli e uomini, anch'esse in bronzo.

L'ingresso al mausoleo si trovava sul lato rivolto verso il Tevere, con un ingresso a corridoio (dromos) lungo 12m, costituito da blocchi squadrati di travertino e con un arco che riportava il nome dell'imperatore.

ingresso del dromos
dromos (visto dall'esterno del monumento)
dromos (visto dall'atrio romano)
Tramite una scala moderna in ferro si accede oggi al cosiddetto atrio romano, che risulta oggi tre metri al di sotto del livello attuale d'ingresso.

atrio romano
L'ambiente dalla pianta quadrangolare era rivestito da marmo giallo antico (di cui oggi rimangono solo i fori dei perni metallici che reggevano le lastre).
Qui si trovava un'enorme statua di Adriano, collocata in una nicchia semicircolare, oggi vuota.

nicchia dell'atrio romano che conservava una statua di Adriano
Forse la testa di questa statua è quella conservata oggi nella Rotonda dei Musei Vaticani.



La porta nella nicchia rettangolare della parete sinistra dell'atrio, era l'accesso al rudimentale ascensore papale fatto costruire da Clemente XII nel 1734, che dall'atrio romano poteva condurre due persone sino alla Sala di Apollo nel Castello.

E' oggi posto in questo ambiente un plastico ricostruttivo del mausoleo, realizzato da Mariano Borgatti primo direttore del museo di Castel Sant'Angelo.

plastico del Mausoleo di Adriano (M.Borgatti)
Molto suggestiva da percorrersi è poi la Rampa elicoidale, che partendo alla destra dell'atrio romano conduce al nucleo centrale del mausoleo.

ingresso alla Rampa elicoidale
Rampa elicoidale
La rampa è alta 6m e larga 3m ed ha una copertura a botte.
L'areazione e l'illuminazione di questa galleria erano garantite da quattro grossi pozzi a forma di piramide tronca.

pozzo d'areazione e illuminazione della Rampa elicoidale
pozzo d'areazione e illuminazione della Rampa elicoidale

Ad uno dei quattro pozzi d'areazione corrispose poi la cosiddetta cella "San Marocco", chiamata così da Bucardo cerimoniere dei Borgia, da un disegno fatto sulle pareti raffigurante San Marocco.


I prigionieri venivano calati in essa dall'alto e lo spazio era così limitato che il prigioniero poteva stare solo piegato, non potendo stare né in piedi e né sdraiato.
Qui venne rinchiuso anche Benvenuto Cellini il quale storpiò il nome della cella da "San Marocco" in "Sammalo".
Anche Cellini disse di aver lasciato un disegno nella sua cella durante la sua prigionia durata circa un anno: un Dio Padre con un Cristo Risorto, del quale si leggono oggi solo poche tracce.

"Sammalo" vista dalla Rampa elicoidale
Rimangono anche tracce del pavimento a mosaico bianco e nero che formava una cornice intorno ad una pavimentazione centrale in travertino della Rampa elicoidale.

cornice a mosaico del pavimento della Rampa elicoidale
lastre di travertino che ricoprivano la parte centrale del pavimento della Rampa elicoidale
Sotto il pavimento correva una fogna che raccoglieva le acque piovane raccolte dal tumulo sovrastante.
Nel medioevo porzioni di questa fogna furono usate come ossari.

resti della fogna romana del mausoleo
 E' probabile che il rivestimento delle pareti della rampa fosse in lastre di marmo, sormontate ad una certa altezza da una cornice.

passaggi interni di epoca romana del Mausoleo di Adriano (in rosso: dromos, atrio romano, rampa elicoidale, secondo vestibolo, Sala delle Urne e accesso alla sommità del monumento)
Dopo aver compiuto un giro completo di 360°, salendo di un livello all'interno del tamburo cilindrico (10m circa), la rampa arrivava ad un secondo vestibolo, di minori dimensioni rispetto a quello sottostante, interamente ricoperto in marmo (di cui si possono vedere le impronte dei conci asportati nel sottostante materiale cementizio).

secondo vestibolo
Sovrasta il vestibolo uno sfiatatoio, dall'alto del quale si poteva controllare il passaggio nella rampa.

sfiatatoio del secondo vestibolo
Al termine della Rampa elicoidale, all'ingresso del secondo vestibolo, venne creato il vano intermedio dell'ascensore papale. 

vano intermedio dell'ascensore papale
Dal secondo vestibolo in antichità si poteva proseguire in due direzioni opposte:
- o verso la sala sepolcrale (Sala delle Urne), posta nel nucleo del mausoleo,
- o verso la sommità del monumento, tramite una scala demolita nel '300, dove si
  trovavano il tumulo e il tempio.

scala che conduceva al livello superiore del monumento

La Rampa elicoidale prosegue oggi con la Rampa diametrale, il taglio trasversale del mausoleo romano, opera di Niccolò Lamberti (1389/1404), che venne usato per adattare il mausoleo in fortezza, sotto il papato di Bonifacio IX.

Rampa diametrale
Militarmente questo corridoio permetteva l'accesso nascosto e sopraelevato alla fortezza.
Essendo stata chiusa la Rampa elicoidale, divenne quindi questo l'unico accesso alla struttura militare e agli appartamenti papali sino al XV secolo.

uscita sul ponte levatoio della Rampa diametrale
L'attuale passerella di ferro sostituisce un ponte levatoio sorvegliato, che collegava la Rampa diametrale con il camminamento esterno.
Sulla muratura vi sono ancora i segni dell'argano che veniva azionato per sollevare il ponte levatoio.
Il ponte levatoio si ergeva ad un'altezza di 15m rispetto al livello dei basolati romani.

argano del ponte levatoio
porta d'ingresso esterna al ponte levatoio

La Rampa diametrale scendendo conduce infatti al Corpo di guardia.

Corpo di guardia con armi in asta (mazzapicchio, partigiana, alabarda e corsesca)
elmi chiamati "morioni"
La Rampa diametrale salendo conduce invece alla cosiddetta Sala delle Urne, il luogo in cui furono deposti i corpi dell'imperatore Adriano, della sua famiglia e dei suoi successori, appartenenti alla famiglia degli Antonini: Vibia Sabinia, moglie di Adriano, e il loro figlio adottivo Lucio Elio Cesare, di Antonino Pio con sua moglie Faustina Maggiore e i loro tre figli, di Marco Aurelio con Commodo e altri tre dei suoi 14 figli, di Settimio Severo con sua moglie Giulia Domna e i figli Geta e Caracalla.

ingresso alla Sala delle Urne
Sala delle Urne
uscita dalla Sala delle Urne e proseguimento della Rampa diametrale verso il Cortile dell'Angelo
Nel 932 si svolse nella Sala delle Urne un avvenimento alquanto eccentrico: Marozia già amante di papa Sergio III, moglie di Alberico I marchese di Spoleto e poi di Guido di Toscana, volle qui celebrare il suo terzo matrimonio con Ugo di Provenza. Durante il pranzo nuziale però, il figlio di primo letto Alberico II, apparve a Castel Sant'Angelo, costringendo Ugo alla fuga e impadronendosi del potere. Marozia invece finì i suoi giorni in una cella di Castel Sant'Angelo.

Quando la cella non venne più usata come ambiente sepolcrale, divenne una prigione dove i detenuti venivano fatti morire di fame e di sete nell'oscurità.

lucernario/pozzo d'areazione della Sala delle Urne
La sala era decorata con marmi (i numerosi fori nelle pareti testimoniano la presenza dei ganci che sorreggevano le lastre marmoree) e aveva un soffitto con travature in bronzo. 
Le nicchie quadrangolari ad arco e con banchina di quest'ambiente a pianta quadrata custodivano le urne della famiglia imperiale.

una nicchia per le sepolture nella Sala delle Urne
una nicchia per le sepolture nella Sala delle Urne
In una nicchia vi è appesa una lapide con le parole che lo stesso Adriano aveva rivolto alla sua anima in punto di morte:

ANIMVLA VAGVLA BLANDVLA
HOSPES COMESQUE CORPORIS
QVAE NVNC ABIBIS IN LOCA
PALLIDVLA RIGIDA NVDVLA
NEC VT SOLES DABIS IOCS
"Piccola anima smarrita e soave,
compagna e ospite del corpo,
ora t'appresti ad ascendere in luoghi
incolori, ardui e spogli,
ove non avrai più gli svaghi consueti."
iscrizione funebre di Adriano
L'urna sepolcrale di Adriano fu profanata da Alarico nel 409 e venne usata come sepolcro per Innocenzo II (1143).
Si pensa che la vasca in porfido rosso del fonte battesimale in S.Pietro in Vaticano fosse stata il coperchio del sarcofago che accolse i resti dell'imperatore Adriano, divenuta poi la tomba di Cinzio, amico di Gregorio VII e prefetto di Roma.

Le due bocche di fuoco che furono ricavate negli stipiti della porta romana della Sala delle Urne erano usati per far fuoco contro gli eventuali assalitori, che fossero riusciti ad entrare nell'interno della fortezza.

una delle due bocche di fuoco negli stipiti della porta romana della Sala delle Urne
La Rampa diametrale prosegue oltre la Sala delle Urne con una cordonata che giunge fino al Cortile dell'Angelo, al terzo livello del monumento.

cordonata cinquecentesca proseguimento della Rampa diametrale oltre la Sala delle Urne
cordonata cinquecentesca proseguimento della Rampa diametrale oltre la Sala delle Urne
In epoca romana sopra alla Sala delle Urne, all'interno di una torre cilindrica, vi era un'altra Sala (detta attualmente Sala di Giustizia), e al di sopra di questa una Sala terminale, che venne divisa in epoca medievale in due ambienti: la Sala del Tesoro e la Rotonda.

plastico del Mausoleo di Adriano con le sale interne sovrapposte
Al livello della Sala delle Urne (secondo livello del monumento), nello spessore della muratura adrianea, si trovano alcuni ambienti ricavati dai papi per conservare l'olio e il grano, adiacenti alle cosiddette Prigioni storiche (con accesso tramite una scala dal Cortile di Alessandro VI).

ingresso alle Prigioni storiche nel Cortile di Alessandro VI
In due grandi ambienti, le cosiddette oliare, trovano posto (oggi cementate nel pavimento), 83 grandi giare in terracotta per conservare l'olio, utile sia in cucina che per l'illuminazione, ma anche usato come arma difensiva durante gli assedi: l'olio bollente veniva gettato dalle feritoie sopra al nemico.

Cinque grandi fosse circolari, poste lungo un corridoio curvilineo, costituivano i silos per immagazzinare il grano e cereali, riserve alimentari in caso d'assedio.

Sullo stesso corridoio si aprono alcune anguste celle, dalle porte basse, note come Prigioni storiche. Esse hanno rinchiuso anche personaggi celebri come Benvenuto Cellini che, segregato in una cella più confortevole del castello, riuscì ad evadere nel 1538 calandosi da una latrina, ma ripreso nuovamente, venne qui condotto, in una di queste celle (la già citata cella chiamata "Sammalo").

latrina dalla quale evase Benvenuto Cellini
A proposito delle prigioni di Castel Sant'Angelo bisogna aprire una parentesi.

Infatti furono in esse rinchiusi illustri personaggi:
- nel X secolo Papa Giovanni X, vi fu prima rinchiuso e poi strangolato
- nel XV secolo il barone Stefano Porcari, che era stato arrestato nel tentativo di strappare la città al papa
- nel XVI secolo Beatrice Cenci, che era stata accusata e poi giustiziata per parricidio
- nel XVIII secolo Giuseppe Balsamo, più noto come Conte di Cagliostro, che venne accusato e condannato a morte per le sue idee massoniche (che però alloggiò nella cosiddetta "Cagliostra", considerata una "prigione di lusso")
- durante il Risorgimento gli umanisti Bartolomeo Sacchi detto il Platina e Pomponio Leto, e molti altri patrioti accusati di complotto contro il potere temporale
 
Queste carceri sono conosciute anche per il musical "Rugantino", il cui protagonista fu imprigionato dopo essere stato accusato dell’omicidio del suo rivale in amore e giustiziato dal celebre boia Mastro Titta.
 
A Castel Sant’Angelo venne anche ambientato l’ultimo atto della "Tosca" in cui Mario Cavaradossi, personaggio inventato da Giacomo Puccini, fu imprigionato e giustiziato.

Chiusa parentesi.

Questi ambienti furono quindi ricavati e ampliati durante il papato di Alessandro VI nel XV secolo, mentre le tre cisterne d'acqua qui scavate, sembrano risalire ad epoca adrianea, quando servivano a mantenere la vegetazione del tumulo arboreo del monumento funebre.

Le cisterne si trovano in corrispondenza dei tombini in travertino posti in quello spazio che prese poi il nome di Cortile di Alessandro VI.
Anche le oliare venivano riempite dall'alto tramite tre tombini in travertino, con anello per aprirli, posti nello stesso cortile.
Per riempire i silos si usavano invece aperture poste sul pavimento di cinque stanzette ad essi sovrapposte.

Cortile di Alessandro VI con tombini in corrispondenza delle cisterne romane sottostanti
Le cisterne, comunicanti tra loro, venivano alimentate dalle acque del Tevere (a quel tempo ancora potabili!), e l'acqua veniva da esse attinta tramite il pozzo in marmo, con stemma di Alessandro VI Borgia, presente nel cortile.

pozzo nel Cortile di Alessandro VI
In epoca romana il monumento era circondato da una cancellata di bronzo con frequenti pilastri.
Una coppia di pavoni gemelli affrontati, in lega di rame dorati, che decoravano insieme a molti altri questa cancellata, sono oggi conservati all'interno del Braccio Nuovo Musei Vaticani, dopo aver fatto parte dal 1704 della fontana del Cortile della Pigna. I pavoni furono rinvenuti durante gli scavi fatti effettuare da papa Alessandro Borgia.


copia dei pavoni in bronzo che decoravano la cancellata del Mausoleo di Adriano (Cortile della Pigna - Musei Vaticani)
La pigna in bronzo invece è stata ritrovata presso le Terme di Agrippa.
I pavoni, simbolo solare, erano l'emblema della famiglia di Adriano: gli occhi disegnati sulla coda di questi uccelli erano considerati divini e perciò questi animali avevano una funzione di guardiani.
Dopo il loro restauro, i pavoni originali sono stati sostituiti nel cortile da due copie in bronzo non dorato.

particolare di un pavone
L'area in cui Adriano volle far costruire la sua tomba si trovava, come ho già detto, fuori dalle mura della città.

Ma già nel 271 l'imperatore Aureliano, costruendo la cinta muraria che prende da lui il nome, inizia la trasformazione del mausoleo in fortezza, includendolo nel circuito murario per respingere l'eventuale nemico proveniente da nord.
A partire dal 403 invece la zona fu compresa all'interno delle mura per volere di Onorio, imperatore d'Occidente.

Un ruolo difensivo fondamentale la fortezza lo acquisì nel IV secolo contro i Goti di Alarico che saccheggiarono e rubarono le urne del sepolcro.

Nel VI secolo durante la guerra greco-bizantina a nulla valse l'estremo tentativo di difendersi dei Bizantini, guidati da Narsete, asserragliati nella fortezza, che arrivarono a gettare anche le statue greche e le lastre di marmo che decoravano il monumento funebre romano contro gli assalitori: i Goti guidati da Totila conquistarono la mole adrianea e le zone limitrofe, alle quali diedero il nome di "burg", ovvero "villaggio" nella loro lingua (e da qui il nome di Borgo che ancora oggi ha questa zona).

Da allora il mausoleo assunse la funzione di postazione difensiva della città, per la sua posizione strategica di controllo all'accesso settentrionale dell'Urbe posta oltre il Tevere, e per la sua vicinanza alla Basilica Vaticana: divenne così un Castellum.

Per poter assumere questa funzione, il castellum subì numerosi interventi, per un lasso di tempo lungo mille anni, dalla dotazione di mura merlate fino ai lavori compiuti da Antonio da Sangallo il Vecchio per papa Alessandro VI nel XV secolo.

Veduta laterale del ponte e di Castel Sant'Angelo con la Porta S.Pietro (Maestro dell'Ala d'Uccello - XVI sec.)
Veduta di Ponte Elio e di Castel Sant'Angelo (G.B.Piranesi - XVIII sec.)

Il nome di Castellum Sancti Angeli invece fu dato al monumento nel IX secolo per la diffusione in quell'epoca della leggendaria apparizione avvenuta nel VI secolo (29 agosto 590, durante il papato di Gregorio I Magno), dell'Arcangelo Michele che, proprio sulla Mole Adrianea, rifoderò la sua spada fiammeggiante mentre era in corso una processione religiosa di tre giorni verso la tomba di S.Pietro, per chiedere la fine di un'epidemia di peste che devastava la città.

Per ricordare quell'avvenimento prodigioso che aveva posto fine alla peste, fu costruita (forse dove oggi si trova la Sala Rotonda), la Cappella Sancti Angeli usque ad Coelos  ("fino alle nubi").
Venne anche collocata sulla sommità del castellum una statua in legno dell'Arcangelo Michele, che venne poi nei secoli sostituita da altri esemplari.
La statua lignea, deteriorata dalle intemperie, venne sostituita da una in marmo che fu distrutta nel 1379 durante un assedio, e una nuova in marmo con ali in bronzo venne posta al suo posto.
Distrutta anche questa da un fulmine, che fece esplodere una polveriera nel 1497, venne posta sulla sommità una statua in bronzo dorato, fusa nel 1527 per ricavarne cannoni.

Arcangelo Michele (Raffaello da Montelupo - Cortile dell'Angelo)
Fu la volta della statua in marmo con ali in bronzo di Raffaello da Montelupo, che fu trasferita nel 1753 nel cosiddetto Cortile dell'Angelo, dopo essere stata conservata in un nicchione del pianerottolo della cordonata cinquecentesca della Rampa diametrale.

Arcangelo Michele di Peter Anton von Verschaffelt (P.L.Bombelli XVIII sec.)
Quella attuale è stata realizzata in bronzo da Peter Anton von Verschaffelt nel 1752 e posta sopra un basamento di travertino.

Arcangelo Michele (Peter Anton von Verschaffelt)
Arcangelo Michele (Peter Anton von Verschaffelt)
Castel Sant'Angelo fu nei secoli la residenza di famiglie nobili, pontefici e truppe imperiali.

Nel X secolo fu la dimora di Alberico I di Spoleto e di sua moglie Marozia, figlia di Teofilatto il quale, come senator romanorum, governò di fatto Roma.

Poi il Castellum passò alla famiglia dei Crescenzi che ricostruirono e alzarono un torrione centrale.

Nel XI secolo, durante la Lotta per le Investiture, papa Gregorio VII rimase per due anni chiuso nel castello assediato da Enrico IV, aspettando che i Normanni con a capo Roberto il Guiscardo lo portassero in salvo.

Nel XII secolo la fortezza passò poi agli Orsini.
Nel 1277 Giovanni Gaetano Orsini divenne papa col nome di Niccolò III, collocato da Dante Alighieri nell'ottavo girone infernale riservato ai simoniaci (Divina Commedia - Inferno - Canto XIX).

Papa Niccolò III
Egli trasferì in parte la sede pontificia in Castel Sant'Angelo, avendo spostato la sede apostolica dal Palazzo Lateranense al Vaticano.
Niccolò III incaricò i suoi architetti di creare per questo il primo camminamento protetto tra Castel Sant'Angelo e il Vaticano, che potesse essere una via di fuga per il papa verso la residenza più difficile da espugnare tra le due sedi papali.

Passetto di Borgo verso il Vaticano
Inizialmente questo "corridoio", chiamato dai Romani "Corridore", e noto poi come "Passetto di Borgo", ricalcava il muro che Totila fece erigere per difendere il suo campo militare durante l'assedio posto al castello nel VI secolo.
Per realizzare il Passetto (lungo 800m e al quale si poteva accedere dal Bastione S.Marco) vennero sfruttate le mura difensive di Papa Leone IV (IX secolo).

Bastione S.Marco e inizio del Passetto di Borgo (visti dai giardini di Castel Sant'Angelo)
Bastione S.Marco e inizio del Passetto di Borgo (visi da Castel Sant'Angelo)
Durante il XV e XVI secolo (sotto i pontificati di Bonifacio IX e di Alessandro VI), il Passetto venne alzato creando un camminamento di ronda merlato e un passaggio nel muro al livello di quello precedente.
Era collegato con il Bastione S.Marco tramite una porta con ponte levatoio e saracinesca di ferro.
Venne anche dotato di torri quadrilatere esterne.
I fornici furono creati nel XVI secolo per farvi passare sotto la strada.

Nel 1527 grazie al Passetto di Borgo Clemente VII poté porsi in salvo a Castel Sant'Angelo, dove rimase assediato per sette mesi, durante il Sacco di Roma dei Lanzichenecchi di Carlo V.
Si racconta che il papa si fece crescere la barba per rendersi irriconoscibile in caso di fuga, e dopo di lui tutti i papi che lo seguirono fino a Paolo IV.
Tra i difensori del castello durante questo episodio storico vi furono anche Benvenuto Cellini e il suo aiutante lo scultore Raffaello da Montelupo, che manovravano le artiglierie. 

Niccolò III fece anche erigere sulla sommità del castello la Cappella di S.Michele, al posto di quella fatta costruire da Bonifacio IV.

Nel 1379 il castello venne quasi distrutto dal popolo che combatté le truppe francesi, incaricate da papa Urbano V di presidiarlo.
Durante questo assedio dal castello fu sparato il primo colpo di cannone.

Papa Bonifacio IX
Nel 1395 fu papa Bonifacio IX Tomacelli ad iniziare i primi restauri del castello con l'aiuto di Niccolò di Piero Lamberti d'Arezzo.
Oltre al già citato ambulacro circolare scoperto, che corre ai piedi del corpo cilindrico del mausoleo entro il basamento quadrato, lo scultore e architetto attuò dei miglioramenti alla struttura difensiva del castello: venne chiuso l'accesso all'Atrio romano e alla Rampa elicoidale, creando un accesso con ponte levatoio e allungando la Rampa diametrale sino alla Sala delle Urne (vedere più in alto la descrizione di questo nuovo ingresso).
Inoltre fu ricostruita la Cappella dell'Arcangelo Michele.
 
Papa Niccolò V
Fu papa Niccolò V a fare costruire due torrette, tra il ponte sul Tevere e il portale d'accesso, e tre dei quattro Bastioni, progettati per difendere meglio il castello dalla forza d'urto delle armi da fuoco, da poco introdotte negli assalti armati.

Furono portati a termine durante il suo papato i torrioni rotondi negli angoli nord-est, sud-est e nord-ovest del basamento romano.

I tre bastioni avevano un coronamento a mensoloni di mattoni, merlatura guelfa e caditoie.

Papa Niccolò V è l'artefice anche della prima residenza papale al castello, e del rifacimento del Ponte Sant'Angelo, crollato durante il Giubileo del 1450, con l'ampliamento antistante il ponte, per migliorare il deflusso dei pellegrini.

Alessandro VI Borgia
Lo stato attuale del castello si deve a Papa Alessandro VI Borgia.
L'architetto che si occupò di rafforzare le strutture difensive della fortezza fu Antonio da Sangallo il Vecchio, che fece costruire i quattro Bastioni, posti agli angoli del basamento romano, che presero il nome dai quattro Evangelisti.
I quattro torrioni ottagonali inglobarono quelli cilindrici costruiti da Niccolò V e vennero poi modificati durate i vari pontificati.

Bastione S.Matteo
Il Bastione S.Matteo è posto sull'angolo sud-ovest del recinto del Mausoleo di Adriano.
E' l'unico torrione che non venne portato a termine nel progetto di Niccolò V di dotare il castello di un apparato difensivo adeguato alle nuove armi da fuoco.
Fu quindi realizzato da mastro Santo di Giovanni sotto papa Alessandro VI, mezzo secolo più tardi rispetto agli altri tre torrioni realizzati da Niccolò V.
Pio IV Medici elevò più tardi il coronamento del bastione, sino all'altezza della Marcia Ronda.

Bastione S.Matteo
terrazzamento del Bastione S.Matteo
postazione da sparo del Bastione S.Matteo
Proseguendo in senso antiorario lungo la Marcia Ronda, dopo aver oltrepassato il punto in cui si trovava il ponte levatoio, si giunge al Bastione S.Giovanni, sull'angolo sud-est della cinta difensiva.
Fu realizzato in epoca borgiana dal Maestro Filippo.

Bastione S.Giovanni
Bastione S.Giovanni visto esternamente da est
Bastione S.Giovanni visto esternamente da sud
costruzioni adiacenti al Bastione S.Giovanni
interno di un ambiente del Bastione S.Giovanni
interno di un ambiente del Bastione S.Giovanni
Bastione S.Giovanni visto dal Bastione S.Luca
Questo bastione ha un aspetto diverso rispetto agli altri tre, in quanto è stato ricostruito nel Novecento da Mariano Borgatti (primo direttore del museo di Castel Sant'Angelo),per accogliere il Museo del Genio Militare.
E' per questo che si può notare all'interno del bastione di papa Alessandro VI Borgia, un torrione cilindrico che ripropone quello di Niccolò V, e nella torretta la ricostruzione cinquecentesca di una bottega da armaiolo, realizzata per il museo.

bottega di armaiolo
Sull'angolo nord-est del castello si trova il Bastione di S.Luca, che in fase borgiana servì da modello per gli altri bastioni, ed è delle stesse dimensioni del Bastione S.Marco.
Venne realizzato dal "Maestro Antico".

Bastione S.Luca
Bastione S.Luca (a destra) e Bastione S.Giovanni (a sinistra)
Bastione S.Luca visto dall'alto del castello
Fu modificato per adattarlo all'artiglieria pesante durante il papato di Urbano VIII da Giulio Buratti, con la direzione di Vincenzo Maculano da Fiorenzuola.

terrazzamento del Bastione S.Luca
terrazzamento del Bastione S.Luca
Addossata a questo bastione si può notare l'Armeria di Clemente X, un edificio a tre livelli costruito nel XVI secolo, che termina con un timpano curvilineo, con due volute laterali.

ultimo livello dell'Armeria di Clemente X (vista dalla Marcia Ronda)
Armeria di Clemente X / Cappella dei Condannati (vista dal Cortile delle Fucilazioni)
Nel 1675, come riporta l'iscrizione marmorea ad essa affissa, papa Clemente X Altieri intraprese dei lavori di adattamento a prigione dell'edificio (piano intermedio), che mantenne nel livello superiore una funzione di armeria.

L'edificio presentava al pian terreno un portico a cinque campate voltate che fungeva da deposito delle polveri.
Questo ambiente si affaccia su un grande slargo dell'Ambulacro di Bonifacio IX, dove si pensa avvenissero le esecuzioni capitali non pubbliche, il cosiddetto Cortile di Clemente X o Cortile delle Fucilazioni.

Cortile delle Fucilazioni
La cosiddetta Campana della Misericordia, posta vicino alla statua dell'Arcangelo Michele sulla sommità del castello, annunciava le esecuzioni capitali con i suoi rintocchi.

Provengono da uno scavo dell'area effettuato durante il Novecento la vera del pozzo e la panchina che si trovano in questo cortile.

Il pianterreno dell'Armeria di Clemente X venne trasformato tra la seconda metà del Settecento e il terzo decennio dell'Ottocento nella Cappella dei Condannati perché qui coloro che dovevano essere giustiziati si raccoglievano in preghiera, o Cappella del Crocifisso per il Crocifisso dipinto che anticamente era posto sull'altare (oggi la cappella è chiusa al pubblico).

Cappella dei Condannati
altare della Cappella dei Condannati























Originariamente il Bastione di S.Marco, posto sull'angolo nord-ovest del recinto del Mausoleo di Adriano, era costituito dal torrione poligonale di Alessandro IV nel quale sporgeva quello cilindrico antecedente di Niccolò V.
Il bastione venne elevato da Pio IV Medici sino a nascondere il torrione di Niccolò V.

Bastione S.Marco e Passetto di Borgo
Bastione S.Marco
sommità del Bastione S.Marco
sommità del Bastione S.Marco
Il Bastione S.Marco conteneva al suo interno 16 celle radiali cannoniere poste su due livelli ed era il punto di collegamento col Passetto di Borgo.

celle radiali all'interno del Bastione S.Marco
In una delle celle fu ricostruita la Mola del castello.

ricostruzione della Mola del castello
ricostruzione della Mola del castello
Pio IV fece anche costruire, addossata a questo bastione, una costruzione su più piani che doveva fungere da prigione, che divenne una caserma, e poi un dormitorio, e che infine oggi ospita la biblioteca del museo.

ex prigione e ingresso alla rampa per accedere al Passetto di Borgo e alla Marcia Ronda
ingressi all'ex prigione lungo la Marcia Ronda
Una rampa elicoidale venne addossata al torretta di Niccolò V per poter accedere alla cosiddetta Marcia Ronda.

rampa elicoidale addossata al Bastione S.Marco
resti della prima struttura del Bastione S.Marco
I quattro bastioni sono collegati tra loro dalla Marcia Ronda, un camminamento merlato che corre lungo la sommità della cortina muraria esterna del castello, che veniva percorsa dai soldati per sorvegliare nelle quattro direzioni la struttura.

Marcia Ronda e Bastione S.Matteo
Marcia Ronda vista dall'alto del castello
Marcia Ronda vista dall'esterno del castello
Marcia Ronda
tratto coperto della Marcia Ronda in prossimità del Bastione S.Marco
Durante il pontificato di Alessandro VI venne anche costruito all'imboccatura del Ponte Sant'Angelo al posto delle torrette quadrate di Niccolò V, un torrione cilindrico (Torre Borgia), rivestito di travertino e decorato con un fregio con bucrani e festoni, a ricordare le decorazioni del Mausoleo di Adriano.

Furono aggiunte durante questo pontificato le decorazioni a cornici bianche e beccatelli in mattoni su mensoloni in travertino che rifiniscono il tamburo, con cannoniere e fuciliere.
In parte queste decorazioni vennero distrutte da un fulmine, e quelle che si vedono oggi sono state rifatte da Alessandro VII.

decorazioni del tamburo fatte realizzare da Alessandro VII
Sono di Alessandro VI il grande stemma marmoreo sorretto da due Vittorie alate (o angeli) e l'epigrafe dei restauri del 1495 (ve ne era una su ogni lato del castello), rivolti verso la città.

stemma di Alessandro VI sorretto da Vittorie alate
Alessandro VI trasformò il castello in una sontuosa reggia con affreschi, giardini e fontane.
Viene anche costruita una cinta muraria esterna e fatte convogliare le acque del Tevere in un fossato scavato intorno alle mura dell'edificio.

Dopo il Sacco di Roma del 1527 anche Castel Sant'Angelo venne restaurato da papa Paolo III Farnese, che volle ampliare e affrescare gli appartamenti papali del castello.

Paolo III Farnese
Nel 1547 Paolo III fece anche realizzare la cosiddetta Cordonata di Paolo III, la scalinata che partendo accanto all'ingresso del castello sale sino alla Marcia Ronda.
Questa cordonata sostituì quella antecedente realizzata da Bonifacio IX.

Cordonata di Paolo III
I due busti collocati in nicchie lungo la cordonata rappresentano Adriano e un togato (II secolo d.C.).



Nel XVI secolo venne fatto realizzare da Paolo IV Carafa un terrapieno intorno al castello per difenderlo meglio dai colpi dei cannoni.

Paolo IV Carafa
Dopo che una piena del fiume nel 1557 distrusse questa cinta difensiva pentagonale, ne venne realizzata un'altra in muratura da Francesco Luparelli da Cortona, per volere di Pio IV Medici che temeva un attacco turco (1561).

Pio IV Medici
Sotto il pontificato di  Pio IV venne costruito anche il cosiddetto Giretto coperto (1555/1559), un corridoio anulare che costituisce una parziale copertura del cammino di ronda quattrocentesco, fatto costruire da Alessandro VI.
Serviva a potenziare il giro di ronda della parte alta del castello.

arcate del Giretto coperto
Giretto coperto
Arcate in muratura permettono l'affaccio verso l'esterno del castello.

arcate del Giretto coperto
Le porte che si aprono lungo questo corridoio, sormontate dalla scritta "Pius IIII Pont.Max.", permettono l'accesso al secondo piano dell'edificio semicircolare che trova al suo primo livello nel Cortile di Alessandro VI.
Queste salette, in comunicazione tra loro, sono servi come ambienti di servizio dell'artiglieria e poi trasformate in carceri che ospitavano personaggi di riguardo.
(chiuse al pubblico, le salette vengono aperte solo per mostre)

ingresso di una saletta di Pio IV
ingresso ad una cella di Pio IV
Lungo il corridoio sono invece esposti elementi architettonici appartenuti al Mausoleo di Adriano.

Urbano VIII Barberini
Nel 1628 papa Urbano VIII Barberini fece demolire la sfarzosa dimora e il torrione posto tra il castello e il ponte sul Tevere, fatti costruire da Alessandro VI, per evitare che ostacolassero il flusso del fiume.
Le nuove opere di fortificazione includevano il rafforzamento dei bastioni, occultando le loro precedenti fasi architettoniche.

Veduta di Castel Sant'Angelo e del Ponte con corteo papale (P.Mortier - XVIII sec./ copia di G.B.Falda - XVII sec.)
Sotto Urbano VIII avvenne anche lo spostamento dell'ingresso del castello sul lato destro della facciata rivolta verso il Tevere tramite il Portale Barberiniano, realizzato su progetto dell'architetto Buratti (attualmente sulla facciata orientale del monumento), che andava a sostituire il portale realizzato da Silvestro Peruzzi sotto il papato di Pio IV.

facciata orientale di Castel Sant'Angelo con Portale Barberiniano
Portale Barberiniano

Nel 1657 venne costruito il cosiddetto Giretto scoperto da Alessandro VII Chigi.

Alessandro VII Chigi
Si può giungere a questo corridoio dai bellissimi affacci sulla Basilica di  S.Pietro, mediante due cordonate che salgono dal Cortile dell'Angelo.

cordonata che dà accesso al Giretto scoperto
cordonata che sale dal Cortile dell'Angelo
Dalle arcate del giretto si può ammirare la Basilica di S.Pietro e volendo anche sedersi ai tavolini del bar/ristorante qui allestito.

Giretto scoperto
ristorante/bar con affaccio sulla Basilica di S.Pietro
panorama dalle arcate del Giretto scoperto
Lungo questo emiciclo occidentale dell'edificio si affacciano quattro sale del secondo livello della cosiddetta Armeria, che si trova sul lato ovest del Cortile dell'Angelo.
 
Cortile dell'Angelo e Armeria (a sinistra della foto)
In questo edificio a servizio dei soldati che si occupavano di sorvegliare la parte alta del castello, vi sono vani comunicanti e un ambiente che doveva essere una cucina.

Le sale dell'Armeria Superiore custodiscono armi storiche provenienti dagli scavi effettuati in Castel Sant'Angelo e nel Mausoleo di Adriano che raccontano la storia del monumento.

vetrine dell'allestimento museale
vetrine dell'allestimento museale
petto da trincea a prova di botta, fodero da pugnale lanzichenecco, spada lanzichenecca e cotta di maglia di ferro a "grano d'orzo"
I cimeli militari qui raccolti sono solo una piccola parte dei seimila reperti che fanno parte della collezione (che comprende anche pezzi provenienti dal Castello di Gradara).

divisa garibaldina e cofanetto con pistola appartenuto a Giuseppe Garibaldi
terzetta a ruota composita (dal Castello di Gradara - XVII sec.)
corsaletto composito da piede, spada da lato, pugnale da duello, gancio da spada (XVII sec.)
cannone da murata (XIX sec.)
bombardella a braga (XV sec.)
archibugio a ruota detto "Archibugio Farnese" (XVI/XVII sec.)
particolare della cassa dell'archibugio a ruota detto "Archibugio Farnese" con decorazione del carro del sole guidato da Apollo (XVI/XVII sec.)
particolare dei due cani a forma di fauci di drago dell'archibugio a ruota detto "Archibugio Farnese" (XVI/XVII sec.)
stendardo dei Bombardieri di Castel Sant'Angelo (XVII sec.)
spada a tazza semisferica traforata, mezza armatura da carabino svizzero, buttafuori, morione e petto da trincea a prova di botta (XVI/XVII sec.)
Chiude l'esposizione museale la ricostruzione dello studio del Maresciallo Armando Diaz con la sua scrivania, una statuetta in bronzo di Ettore Ximenes che lo ritrae e un pannello riproducente il Bollettino della Vittoria da lui firmato.

riproduzione dello studio del Maresciallo Armando Diaz
I due emicicli (Giretto coperto e Giretto scoperto), collegano le entrate diametralmente opposte dell'appartamento papale, e sono separati dalla Loggia di Giulio II e dalla Loggia di Paolo III (delle quali parlerò nel secondo post che dedicherò agli appartamenti papali di Castel Sant'Angelo).

Veduta del Tevere con Castel Sant'Angelo e S.Pietro (Anonimo - XVII/XVIII sec.)
Una guarnigione stabile di circa cinquecento uomini era stanziata al castello.
Vi erano quattro corpi di guardia, magazzini per la fabbricazione delle polveri,  un’armeria, una fonderia per cannoni e otto polveriere.
Inoltre il castello possedeva silos per il grano, mulini e una cella sotterranea per immagazzinare la neve per la conservazione dei cibi.
Era provvisto anche di un ospedale e di tre cappelle.

Nel XVIII secolo, durante l'occupazione napoleonica, la guarnigione di Castel Sant'Angelo dovette arrendersi ai Francesi che scalpellarono gli stemmi papali dai muri, e dipinsero con i colori del tricolore francese la statua bronzea dell'Angelo.

Furono poi le truppe borboniche del Regno di Napoli ad occupare e depredare il castello sino al ritorno del Papa.

La struttura dell’edificio adrianeo fu riscoperta in epoca relativamente recente, quando nel 1823 una guardia papale, il maggiore Bavari, calandosi con una fune da una botola, raggiunse la Rampa elicoidale, l’accesso principale della struttura romana, colma di detriti.

Fino al 1870 Castel Sant'Angelo ebbe la funzione di carcere, e durante il Risorgimento furono molti i prigionieri politici rinchiusi tra le sue mura.
Entrato nel Demanio dello Stato con l'Unità d'Italia rimase una caserma e un carcere militare fino al 1901.

Castel Sant'Angelo dopo l'Unità d'Italia (G.Brizeghel - XIX sec.)
Dopo l'Unità d'Italia furono apportati a Roma dei cambiamenti urbanistici che riguardarono anche l'innalzamento dei muraglioni lungo il Tevere.
Per questo due bastioni delle mura pentagonali del castello vennero abbattuti e abbattuta la cortina frontale tra i bastioni S.Giovanni e S.Matteo, e furono interrati i fossati lungo il perimetro dell'edificio.

Nel 1911 fu la sede dell'Esposizione Internazionale di Roma.
Nel 1934 furono realizzati i Giardini di Castello da Spaccarelli, che ricalcano la forma della cinta muraria pentagonale di Pio IV e il fossato di difesa.

Giardini di Castello
Giardini di Castello
Giardini di Castello
iscrizione che commemora la creazione dei Giardni di Castello
Il castello conservò durante gli anni delle due Guerre Mondiali opere d'arte come i cavalli bronzei della Basilica di S.Marco a Venezia.
Oggi il Mausoleo di Adriano/Castel Sant'Angelo è divenuto un museo e un monumento storico.


http://www.castelsantangelo.com
http://castelsantangelo.beniculturali.it
Orario:  9.00/19.30
Costo:   10€
GRATIS la I domenica del mese

Le Prigioni, il Passetto di Borgo e la Stufetta di Clemente VII sono visitabili in occasioni particolari o su richiesta scritta

CONCLUSIONI
Non è molto facile orientarsi cronologicamente nella visita di questo monumento per le modifiche strutturali e decorative apportate durante i secoli.
Spero quindi di non avervi confuso ulteriormente le idee.
I pannelli esplicativi che si incontrano durante i percorso di visita aiutano comunque molto nella comprensione del monumento.
In questo post ho cercato di raccontare il cambiamento dell'edificio da sepolcro imperiale romano a fortezza, riservandomi la descrizione degli appartamenti papali in un altro post integrativo a questo.