martedì 1 agosto 2017

Ferrara: Palazzo Costabili detto "Palazzo di Ludovico il Moro" e il Museo Archeologico Nazionale


A Ferrara si trova un palazzo detto "Palazzo di Ludovico il Moro", perché in passato si riteneva che il duca di Milano, Ludovico Maria Sforza, avesse voluto che si costruisse una residenza per lui nella città natale di sua moglie Beatrice d'Este (figlia di Ercole I), per trovarvi rifugio nel caso fosse stato cacciato dal suo ducato dai Francesi.

Palazzo Costabili detto Palazzo di Ludovico il Moro
Avvalorando questa versione storica, si pensò che l'architetto al quale fosse stato affidato il progetto fosse il Bramante, attivo a Milano in quell'epoca.
 
Ma in realtà questo palazzo fu fatto costruire da Antonio Costabili, di antica e potente famiglia ferrarese, ambasciatore estense a Milano.

Ritratto di Antonio Costabili
Il palazzo doveva sorgere sull'antica Via della Ghiara (oggi Via XX Settembre), così chiamata per la ghiaia depositata da un ramo del Po che qui scorreva.


ingresso di Palazzo Costabili
Nel palazzo si può riconoscere la fusione dello stile rinascimentale con la tradizione costruttiva locale.

Il progetto fu affidato a Biagio Rossetti, che iniziò i lavori nel 1500.
Nel 1503 furono Girolamo Pasini e Cristoforo di Ambrogio da Milano a continuare i lavori di realizzazione, che vennero abbandonati nel 1504, lasciando il palazzo incompiuto.

Varcato il cancello d'ingresso ed accedendo al cortile d'onore, ci si può immediatamente accorgere dell'arresto della costruzione dell'edificio: solo due lati di questo cortile sono stati terminati.

cortile d'onore
Il cortile quadrangolare è ornato da un loggiato a due ordini sovrapposti ad arcate in pietra bianca.

loggiato inferiore
Nei restauri degli anni '30 del secolo scorso, pensando che il Bramante fosse l'artefice del progetto architettonico, si aprirono tutte le arcate del loggiato superiore.
E' invece possibile che in origine le arcate fossero chiuse due a due, creando un gioco di chiari e di scuri.
Questo effetto oggi si è cercato di ricrearlo con delle tende che chiudono alcune vetrate.

facciata con arcate di Palazzo Costabili su Via Porta d'Amore
Sul lato dell'edificio che affaccia su Via Porta d'Amore, si possono vedere cinque arcate di cui quella centrale chiusa, come aveva previsto il progetto di B.Rossetti.

lato occidentale non finito del cortile d'onore
Il cortile è coronato da un cornicione in cotto, e decorato da paraste in pietra, che come le decorazioni dei gradini dello scalone monumentale in marmo bianco, sono forse opera di Gabriele Frisoni.

resti di cornicione in cotto
scalone monumentale con gradini decorati

Dal loggiato del cortile d'onore si può accedere tramite una cancellata e un altro loggiato al giardino neo-rinascimentale.

accesso al giardino
loggiato del giardino
giardino all'italiana di Palazzo Costabili
E' infatti quest'area verde la ricostruzione di un giardino all'italiana: tra aiuole geometriche costituite da piante di bosso, alcune delle quali formano un labirinto, si trova una vera di pozzo veneziana (già a Palazzo Riminaldi). 

giardino all'italiana con labirinto del giardino di Palazzo Costabili
vera del pozzo veneziana
Dal pozzo parte poi un pergolato di rose, mentre cedri del Libano fanno da quinta al giardino.

pergolato di rose
cedri del Libano lungo i muro di recinzione del giardino
Tra il giardino e il cortile d'onore, nell'ala ovest dell'edificio, si trova l'Aula Costabiliana, o Sala del Tesoro.

soffitto dell'Aula Costabiliana o Sala del Tesoro
Era forse una sala destinata all'ascolto della musica, o una biblioteca, un archivio o un luogo per raccogliere oggetti preziosi e opere d'arte (il cosiddetto Thesaurus).

soffitto dell'Aula Costabiliana
Il soffitto della sala fu affrescato da Benedetto Tisi detto il Garofalo e aiuti, tra il 1505 e il 1508.

L'affresco, che richiama quello della Sala degli Sposi del Palazzo Ducale di Mantova (1460), realizzato da Andrea Mantegna, rappresentata una scena con balaustra in prospettiva, sostenuta da mensole corinzie alternate a rosoni d'oro, dalla quale s'affacciano, dame, putti e personaggi, insieme a tappeti orientali geometrici ed animali.

particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana
particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana
particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana
particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana

E' quindi illustrata la vita cortigiana dell'epoca, costituendo un hortus conclusus, un giardino segreto.

particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana
particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana
particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana

particolare dell'affresco del soffitto dell'Aula Costabiliana
Successivamente furono aggiunti al centro del soffitto un rosone in legno intagliato e dorato, e una finta cupola dodecagona a spicchi, un'architettura con piedritti sovrapposti, a centina traforata (in basso) e adorna di conchiglie (in alto).

rosone intagliato e dorato e finta cupola
decorazione della cupola a conchiglie e centine
Il fregio a grottesche ha medaglioni con Scene Mitologiche e Storie dell'Antica Roma.

medaglioni della finta cupola
medaglioni della finta cupola
medaglioni della finta cupola
Nel 1517 furono dipinte vele, pennacchi e 18 lunette per raccordare le pareti alla volta.

lunette con il Mito di Eros e Anteros
In esse è rappresentato a chiaroscuro il Mito di Eros e di Anteros, ispirate al poemetto "Anteros, sive de mutuo amore" dell'umanista Celio Calcagnini, amico di Antonio Costabili.

Mito di Eros e Anteros

Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros

Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros

Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros

Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros

Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros

Mito di Eros e Anterosa
Mito di Eros e Anteros

Mito di Eros e Anteros
Mito di Eros e Anteros
Questa bellissima sala venne utilizzata nel 1870 come magazzino, legnaia e poi come granaio.

Il Garofalo affrescò altre due sale del piano terra del palazzo: la Sala delle Storie di Giuseppe, nelle cui lunette della volta sono raffigurate gli episodi della vita di Giuseppe, e la Sala dei Profeti e delle Sibille, con richiami all'età classica.

soffitto della Sala delle Storie di Giuseppe
particolare del soffitto della Sala delle Storie di Giuseppe
Questo edificio storico, una volta estintasi la famiglia Costabili nel XVI secolo, nei secoli divenne di varie proprietà, e fu soggetto a ristrutturazioni ed abbellimenti: decorazioni in stucco, pavimenti in cotto bicolore e soffitti dipinti.

soffitto in legno di una sala del piano nobile
soffitto dipinto di una sala del piano nobile
camino con stucchi e specchi barocchi
camino con decorazioni in stucco
 sovrapporte in stucco
canino con specchio

Divenuto proprietà dello Stato dal 1920 e restaurato, accolse poi il Museo Archeologico Nazionale.

Alcune sale del pian terreno, insieme ad altre del piano nobile, fanno parte del circuito museale del palazzo.

Il museo colleziona 550 reperti trovati nell'abitato e nella necropoli di Spina, città etrusca sorta nella cosiddetta Etruria Padana (le odierne valli del Comacchio), scoperta per caso nel 1922 durante opere di bonifica.

L'abitato di Spina, i cui reperti sono esposti al piano terra del palazzo, fu scoperto trent'anni dopo la sua necropoli.

oggetti di uso quotidiano della città di Spina
testimonianze del commercio del porto di Spina
anfore per uso commerciale
Spina sorgeva su palafitte, su dune e isolotti sabbiosi all'interno della laguna del delta del Po.
Aveva case in legno, i tetti erano in paglia e canne rivestite d'argilla, e i  pavimenti in terra battuta.

ricostruzione dell'insediamento su palafitte della città di Spina
Spina, fondata nel 540 a.C., era una città multietnica. 
Il porto commerciale di Spina, frequentato da Greci, Celti e Italici, ebbe il suo massimo splendore tra il VI e il III secolo a.C. 
Qui si svolgevano gli scambi commerciali tra il mondo etrusco e quelli del mediterraneo orientale.

oggetti votivi
oggetti votivi
Vi è anche un altro piccolo giardino, introdotto da un piccolo loggiato, sull'ala orientale del palazzo.
Qui si trova una raccolta di segnacoli delle tombe della necropoli di Spina.

loggiato del piccolo giardino e raccolta di segnacoli d sepolture
Sempre al piano terra si trova la Sala delle Piroghe (posta di fronte alla Sala del Tesoro), così chiamata perché conserva due imbarcazioni monossili, ricavate da un unico tronco d'albero, di epoca romana (III/IV secolo d.C.), ritrovate nel 1940 nella Valle Trebba.

Sala delle Piroghe

Il piano nobile del palazzo accoglie i reperti trovati invece nelle necropoli di Valle Trebba e Valle Pega: ceramiche a figure nere e figure rosse, terracotte, suppellettili in bronzo, gioielli d'oro, d'argento e in ambra provenienti da più di 4000 tombe, recuperati nel 1933, e poi tra il 1953 e il 1956.

La collezione di vasi figurati ateniesi del V secolo a.C. rappresenta la raccolta più rappresentativa al modo di quel periodo.

Gli oggetti sono raggruppati a seconda della sepoltura di provenienza, e cronologicamente.

SALA I 

Dedicata alle sepolture per inumazione o cremazione più antiche.
Sono presenti le ricostruzioni di due tombe: una maschile del V secolo a.C. e una femminile del VI/V secolo a.C.

ricostruzione della tomba a cremazione (V/III sec.a.C.)
ricostruzione della tomba a inumazione (V sec.a.C.)
urne a sarcofago per incinerazione (VI/V sec.a.C.)
anfora con coperchio per ceneri (V sec.a.C.)

SALE II - III

Sono qui raccolti kylikes (coppe per il vino) e pelikai (anfore da tavola) della prima metà del V secolo a.C.

reperti della Sala II
reperti della Sala II (tomba a incinarazione)
cratere con Satiri e Menadi
kylix: Zeus e Ganimede (470 a.C. Pittore di Pentesilea)
kylix con scene delle Imprese di Teseo (Pittore di Pentesilea V sec.a.C.)
cratere a volute attico con miti di Dioniso, di Apollo e di Efesto (Polion 420 a.C.)

SALE IV - V

I reperti di queste due sale sono datati seconda metà del V secolo a.C.

teca Sala IV
teca Sala V
vaso stammoide a figure rosse con decorazioni plastiche (420 a.C.)
cratere a volute con processione in onore di Dioniso-Sabazio e Rea-Cibele (420 a.C.)
cratere a volute con Amazzonomachia (Pittore delle Niobidi V sec.a.C.)
deinoi (recipienti sferici per il vino su alto sostegno)

SALE VI - VII

Reperti della prima metà del IV secolo a.C.

cratere a campana con Menadi e Satiri danzano con un erote in volo / Efebi a colloquio(350 a.C.)
kylix a figure rosse con Uccisione di Cassandra per mano di Cliternestra (425/400 a.C.)
cratere attico a volute traforate su sostegno con Episodi della caduta di Troia
diadema d'oro con decorazioni Amazzoni a cavallo, Sileni e rosette
lekanis (contenitore da toilette e per gioielli e dolciumi destinati alle spose novelle) con scene di gineceo (420/400 a.C.)
teca Sala VII
cratere a campana con Simposio (IV sec. a.C.)

SALE VIII - IX - X - XII

Sono qui conservati reperti della seconda metà del IV secolo a.C.

teca Sala VIII
lekanis con Donna con tamburello (350/325 a.C.)
coppa in pasta vitrea (Asia Minore)
teche Sala IX
skiphos a figure rosse con Satiro danzante e pantera (300 a.C.)
teca Sala XII
kantaros (boccale) con testa di Eracle e fanciulla con elmo
collana in pasta vitrea e ambra con pendente a doppia testa

SALA XI - Sala degli ori

Le teche di questa sala mostrano monili d'ambra, d'oro, di pasta vitrea e balsamari.

monili d'ambra
orecchini ed anelli d'oro
orecchini d'oro
corona e orecchini d'oro e collana in ambra e oro


parure d'oro
orecchini d'oro
orecchini d'oro


orecchini d'oro
orecchino d'oro a grappolo
elemento sommitale di manufatto in avorio raffigurante una coppia di sposi (V sec.a.C.)
teca con balsamari
pedine, fusaiole e balsamari in pasta vitrea
balsamari
balsamari

SALA XIII

Appartengono al III/II secolo a.C. i reperti provenienti da Gnathia (in Puglia) e dall'Etruria Settentrionale (attuale Toscana) qui collezionati.

teca Sala XIII
askoi (contenitori per liquidi) configurati e balsamari
vasellame a vernice nera (Magna Grecia)

SALE XIV - XV - Sale dei Capolavori

Sono esposti a rotazione in queste due sale importanti esemplari dei ceramisti di Atene del V/IV secolo a.C.

Sala dei Capolavori
cratere a calice attico a figure rosse con Gigantomachia, corteo dionisiaco e Trittolemo sul carro alato (Pittore delle Niobidi)
cratere a campana con Mensa di Fineo re della Tracia sempre contaminata dalle Arpie
cratere del Pittore dei Satiri villosi
cratere a colonnette del Pittore del Frutteto
cratere a campana a figure rosse (410/400 a.C.)
Sono anche in mostra oxis (contenitori per l'aceto) e piatti da pesce (IV secolo a.C.), con lo spazio centrale depressa per le salse d'accompagnamento alle pietanze a base di pesce.

piatti da pesce
piatto da pesce decorato con fetta di limone e specie ittiche
piatti da pesce decorati con specie ittiche
piatti da pesce decorati con specie ittiche
oxis a figure rosse
hydria attica a figure rosse con Ratto di Teti da parte di Peleo (440 a.C.)

L'ultima sala del percorso di visita è la cosiddetta Sala delle Carte Geografiche.

Sala delle Carte Geografiche
Prende il nome dalle riproduzioni di antiche carte geografiche del territorio del delta del Po e delle Valli del Comacchio affisse alle pareti.
Tra queste la "Tabula Peutingeriana", copia medievale di una carta del IV secolo d.C. che rappresentava l'Impero Romano a volo d'uccello.

riproduzioni di antiche carte geografiche
riproduzioni di antiche carte geografiche
riproduzioni di antiche carte geografiche


riproduzioni di antiche carte geografiche
Trova un posto d'onore il questa sala il cratere a volute attico a figure rosse del Pittore di Kleophon.

cratere attico a volute e figure rosse del Pittore di Kleophon
La grande sala, situata a piano nobile, affaccia sul cortile d'onore.
Fu ridecorata in epoca fascista (1935). 

parte del fregio con l'ode di G.Carducci "Alla Città di Ferrara"
Sul fregio che corre lungo le pareti sono stati scritti i versi dell'ode "Alla Città di Ferrara"di Giosuè Carducci (1895):

Né ancora Dïomede avea
di delfic’oro e argivo onor vestita
d’Adria reina

Spina pelasga. Ahi nome vano or suona!
Sparí, del vespro visïone, in faccia
a la sorgente con in man la croce
ferrea Ferrara.

Salve, Ferrara! Dove stan le belle
torri d’Ateste e case d’Arïosti
eran paludi e i Lingoni coloni
davan le reti

al mare incerto e combattean la preda,
quando campati innanzi la ruina
del latrante Unno i Veneti e dal Fòro
giulio i Romani,

sí come i Liguri avi da le belve
ne le disperse stazïon lacustri,
qui confuggiro e ripararon l’alto
seme di Roma.

(Giosuè Carducci - "Alla Città di Ferrara" 1895)

Sulle arcatelle del loggiato è riportato un passo di Plinio il Vecchio sulle origini di Spina.

E sempre a Spina è dedicata la statua "Il Risveglio di Spina" di Piero Brolis, posta nel giardino del palazzo.

Il Risveglio di Spina (Piero Brolis)

http://www.archeoferrara.beniculturali.it/il-palazzo_pag_pg4_ita.aspx
Orario: martedì/domenica    9.30/17.00
Costo:  6€

CONCLUSIONI
Questo palazzo rinascimentale, interessante sia sotto il profilo storico che artistico, rappresenta un luogo da non mancare nell'itinerario di vista della città estense.
Uno scrigno prezioso per un museo con reperti che rappresentano la testimonianza di una città antica e misteriosa, per lungo tempo dimenticata e sepolta sotto il fango.
Ha un allestimento museale molto ben curato, moderno ma incredibilmente poco frequentato (noi eravamo gli unici visitatori!).


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