sabato 21 gennaio 2017

Roma: Chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella


Nascosto nella Valle della Caffarella, quell'area verde ricca di testimonianze antiche posta a ridosso delle Mura Aureliane e compresa tra la Via Appia e la Via Latina, si trova un monumento pagano di epoca romana che, come il Pantheon, si è potuto conservare grazie alla sua trasformazione in chiesa: la Chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella.


Dopo anni di chiusura al pubblico, è stata riaperta alle visite, e siamo tornati a visitarla, sicuri che lo stupore che ha di nuovo suscitato in noi possa essere trasmesso a chi di voi non la conosce.
In antico queste terre, poste tra il II e il III miglio della Via Appia, facevano parte del cosiddetto "Pago Triopio", una villa suburbana portata in dote da Annia Aspasia Regilla al marito Erode Attico, un famoso intellettuale ateniese che venuto a Roma divenne console nel 143 e fu il precettore di due imperatori: Marco Aurelio e Lucio Vero.
Dopo la morte di Annia Regilla, avvenuta in circostanze sospette e che lo videro coinvolto, Erode Attico fece costruire all'interno di questa sua proprietà alcuni monumenti che potessero ricordare e in un certo divinizzare la moglie, per cercare di allontanare da sé ogni accusa di coinvolgimento nell'accaduto.
Per questo si pensava che anche questa costruzione, ritenuta per molto tempo un mausoleo, o meglio un Tempio di Bacco consacrato a Cerere e Faustina (moglie di Antonino Pio divinizzata dopo la morte), fosse stato costruito nel II secolo d.C.

Recenti studi, che hanno analizzato meglio il tipo di tecnica di costruzione (anfore inglobate nella volta della cella), i mattoni adoperati per la cortina (che mostrano differenti spessori e gradi di cottura anche nello stesso filare), e il ritrovamento di un mattone nella cornice inferiore della cella, con bollo di epoca tetrarchica, hanno però portato ad ipotizzare il collocamento della costruzione dell'edificio in un epoca posteriore di due secoli e mezzo.
Probabilmente quindi il monumento fu costruito durante l'epoca in cui la zona era passata a far parte del complesso imperiale di Massenzio. 


L'edificio romano (18 X 12,10 m), costruito sopra una prominenza del suolo, era inserito in una piazza porticata (oggi interrata).
Il tempio era costituito da un pronao e da una cella, posti su un piccolo podio e accessibili tramite sette gradini esterni (oggi anch'essi interrati).

basoli che lastricano il terreno che ricopre i gradini del tempio
Era un tempio prostilo e tetrastilo.
Le quattro colonne, alte 5,98m e  poste su basi attiche, sono scanalate e monolitiche, tranne la prima che è composta da tre rocchi.
I capitelli corinzi sono di epoca imperiale.

colonne con capitelli corinzi e architrave
Sopra le colonne poggia un'architrave in marmo pentelico come le colonne.
Il coronamento dell'architrave è stato lasciato grezzo e anche il suo profilo all'interno del pronao ha un aspetto non finito.

architrave lasciata grezza all'interno del pronao
Le pareti dell'edificio e la parte alta della facciata sono in laterizio, non tutto della medesima qualità.

Probabilmente in antico il tempio aveva esternamente una verniciatura bruno-rossastra.

dal basso: trabeazione, cornice, attico e timpano del tempio
La trabeazione inizia con una prima cornice di mattoni sagomati sopra l'architrave.
Segue un attico e poi un timpano che presenta al centro un incasso rotondo circondato da una fascia di bessali.

timpano con decorazioni in laterizi e  oculus
Questo oculus aveva funzioni solo decorative, come anche quello che si ritrova nella parete posteriore esterna della cella.

oculus della parete posteriore esterna della cella
La parete posteriore della cella presenta anche un altro oculus centrale più grande al di sotto di quello nel timpano, affiancato da due finestre arcuate, per dare luce all'ambiente.
Le altre finestre antiche sono state in parte chiuse.

parete posteriore esterna della cella con oculus e due finestre arcuate
Le decorazioni delle cornici in laterizio sono costituite da bipedali.

cornici decorative in laterizio
cornici decorative in laterizio
Sul lato meridionale fu costruito, parallelamente alla parete della cella, un muro in opera vittata.

muro in opera vittata
muro in opera vittata parallelo alla parete meridionale della cella
I contrafforti situati sul lato meridionale e settentrionale della cella furono necessari per la statica dell'edificio e aggiunti nel Settecento.

contrafforte della cella
Probabilmente un terremoto lesionò il pronao, e per questo nel 1634 vennero tamponati gli intercolunni, dando al tempio una sorta di facciata esterna.
Le lesioni sono ancora oggi evidenti.

tamponatura degli intercolunni
lesioni della facciata del pronao
Negli intercolunni sono state aperte due finestrelle e una porta d'ingresso che permettere d'entrare nell'antico pronao (10,35 X 3,45 m).

finestra creata nell'intercolunno
porta settecentesca del pronao
La cella si apriva con un'unica porta centrale dall'incorniciatura in marmo bianco, di cui rimangono solo due frammenti angolari dell'architrave.
Sulla porta si trova lo stemma dei Barberini che attuarono i restauri settecenteschi.

ingresso alla cella del tempio
stemma con api della famiglia Barberini
La cella a pianta rettangolare (11,90 X 9,50 m), è coperta da una volta a botte cassettonata, composta da sette file di sette lacunari ottagonali, uniti da cassettoni quadrati.

interno della cella
volta della cella
All'interno dei cassettoni vi erano dei rilievi in stucco, andati tutti perduti tranne quello centrale: si è voluto vedere nelle due figure, una maschile e una femminile, recanti nella mano destra due anatre e una colomba, due offerti, e si è voluto individuare nel personaggio femminile Annia Regilla.

lacunare centrale della volta
Le pareti sono separate dalla volta da un fregio in stucco con rappresentazioni di armi, corazze e scudi appesi, che simboleggiano quelle offerte alle divinità.
il fregio si è conservato solo sul lato settentrionale della cella.

fregio in stucco con armi
Le pareti interne della cella sono divise in tre fasce orizzontali.
La fascia più bassa era limitata da archetti tra mensole trapezoidali.
Le decorazioni di questa fascia furono poi tolte forse per far spazio a pitture di Santi dipinti frontalmente.

La seconda fascia è divisa in pannelli rettangolari da pilastrini sormontati da capitelli corinzi in peperino.
In epoca alto-medievale questa fascia fu occupata da un ciclo di affreschi.

La terza fascia, che appare oggi costituita da laterizi.

ripartizione in tre fasce orizzontali delle pareti
pilastrino della fascia mediana
pilastrino in parte coperto ancora di affreschi






















In epoca medievale quest'edificio fu trasformato in un oratorio dedicato a Sant'Urbano vescovo e martire, che subì il martirio sotto Marco Aurelio.

In quest'epoca infatti papa Pasquale I scoprì il sepolcro del martire nella Cripta Magna del vicino Cimitero di Protestato, e trasportò le sue spoglie nella Chiesa di S.Cecilia in Trastevere.

Risalgono all'XI secolo le pitture che hanno occupato la fascia centrale di tutte le quattro pareti della cella di epoca romana.

Il ciclo di affreschi alto-medievali di questa chiesa costituisce il passaggio tra la pittura bizantina e quella giottesca, tendendo verso una dimensione più umana e realistica.

Nei 34 pannelli sono raffigurate 20 scene tratte dal Nuovo Testamento, 4 scene dedicate al martirio di S.Lorenzo e altri martiri, e 10 dedicate a Sant'Urbano e a S.Cecilia.

Gli affreschi furono rimaneggiati e in parte ridipinti nel XVI secolo, ma nella Biblioteca Apostolica Vaticana sono conservate le copie delle pitture prima che subissero il pesante restauro.

Nel riquadro che raffigura la Crocifissione si può leggere il nome dell'artista o del committente, e la data della realizzazione delle pitture:
BONIZO FRT/A XPI. MXI
un tale Fratel Bonizo nel 1011.

Ogni riquadro è diviso in due o o più scene.
Data la poca luce dell'ambiente e la poca leggibilità di alcune scene molto rovinate dal tempo, non è sempre facile riconoscerne i soggetti...

In questa Annunciazione vi è la più antica rappresentazione a Roma dell'ancella di Maria.

Annunciazione (XI sec.)
Natività (XI sec.)
In questa pittura appare una scena del Protovangelo: due donne ebree fanno il bagno a Gesù Bambino.

Annuncio ai pastori (XI sec.)
Sogno di Giuseppe (XI sec.)
Viaggio dei Re Magi (XI sec.)
Sul capo dei Re Magi non vi sono corone ma berretti frigi.

Fuga in Egitto (XI sec.)
Adorazione dei Re Magi (XI sec.)
...Strage degli Innocenti (XI sec.)
Resurrezione di Lazzaro (XI sec.)
Ultima Cena (XI sec.)
In questa pittura appare la più antica rappresentazione della tavola di forma allungata con gli Apostoli seduti e non sdraiati su letti.

Entrata a Gerusalemme (XI sec.)
...Lavanda dei piedi (XI sec.)
Gesù davanti a Pilato e Flagellazione (XI sec.)
Cattura di Gesù e Via Crucis (XI sec.)
a sinistra: Le Pie donne al sepolcro /a destra: Deposizione di Cristo (XI sec.)
 La più antica rappresentazione romana della Deposizione.

a sinistra: Noli me tangere / a destra: Discesa nel limbo (XI sec.)
Crocifissione (XI sec.)
Cristo Benedicente (XI sec.)
La rappresentazione della Crocifissione è posta sulla parete d'entrata della chiesa come nelle chiese bizantine.

La rappresentazione di Cristo Benedicente, affiancato dai SS.Pietro e Paolo e da due angeli, è considerata del III tipo (aspetto maturo di Cristo).

Martirio di S.Lorenzo (XI sec.)
S.Urbano percosso davanti ad Almachio (XI sec.)
da sinistra: S.Urbano battezza Anolino/ Decapitazione di Anolino/ S.Urbano fa cadere il tempio (XI sec.)
...Uccisione di S.Urbano e del suo clero (XI sec.)
Annuncio dell'angelo a S.Valeriano/ S.Urbano battezza S.Valeriano (XI sec.)
Conversione di Tiburzio/ Battesimo di Tiburzio (XI sec.)
a sinistra: S.Cecilia e il prefetto Almachio/ a destra: S.Cecilia distribuisce gli averi di Valeriano e Tiburzio (XI sec.)
...Martirio di S.Cecilia/ S.Ubaldo fa seppellire S.Cecilia (XI sec.)
Martirio di un Santo (XI sec.)
Atri due riquadri con scene di martirio di Santi sono andate quasi totalmente perdute.

In epoca medievale fu creata anche una cripta al di sotto dell'altare, per conservare le reliquie di Santi.

cripta
Ad essa si accede tramite alcuni gradini posti alla sinistra dell'altare.

accesso alla cripta
Lo spazio esiguo della cripta è quello di una confessio, e sulla parete di fondo si trova la raffigurazione della Madonna col Bambino tra S.Giovanni Evangelista e S.Urbano, databile IX secolo.

Madonna col Bambino tra S.Giovanni Evangelista e Sant'Urbano (IX sec.)

Trova posto nella chiesa un'ara rotonda con serpente attorcigliato intorno al fusto e con un'iscrizione in greco dedicata a Dioniso (Bacco) dallo ierofante Apronianus, un sacerdote che in Atene celebrava il culto di Cerere.
Questo ritrovamento aveva fatto pensare ad un collegamento dell'edificio romano con un Tempio di Bacco dedicato a Cerere.
L'ara, risalente al II secolo d.C. fu scoperta nei sotterranei della chiesa nel 1616.

ara romana del II secolo d.C.
Decorano l'altare due putti alati settecenteschi.

altare con putti alati settecenteschi
L'unica sepoltura presente nella chiesa è quella del cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte Santa Maria, imparentato con i Borboni francesi (proprietario del Casino dell'Aurora di Villa Ludovisi e committente dell'unico affresco di Caravaggio).

La chiesa medievale, abbandonata più volte, divenne proprietà della famiglia Barberini nel XVII secolo, e venne restaurata dal cardinale Francesco Barberini (nipote di papa Urbano VII) nel 1634.

In occasione di questi restauri furono chiusi per problemi di stabilità, vista la crepa che presentava il timpano della facciata, gli intercolunni del pronao, e creati i contrafforti addossati agli angoli esterni della cella.
Furono restaurati gli affreschi medievali, rifatto l'altare e aggiunto un campaniletto.

Dopo un successivo abbandono, la chiesa venne riconsacrata nel 1894, dimenticata e abbandonata una nuova volta, e nel 1962 annessa alla proprietà adiacente.
Il pronao fungeva da abitazione per il custode.

Nel 2002 la chiesa venne acquistata dal Comune di Roma e data in gestione alla diocesi di Roma, che la riaprì al culto nel 2005.


Orario: visitabile solo durante visite organizzate


CONCLUSIONI
La Chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella è uno di quei gioiellini nascosti di Roma antica che varrebbe la pena valorizzare e far conoscere di più.
Immerso in un parco, che ha molte testimonianze del passato, rimane un po' celato dietro la vegetazione.
Visitare questa chiesa è l'occasione per unire un interesse storico-artistico che abbraccia più secoli di storia ad una rilassante passeggiata bucolica.