lunedì 20 febbraio 2017

Roma: il Complesso delle Quattro Fontane


A Roma sono davvero tante le fontane che con il suono dei loro zampilli riempiono piazze e strade, ma le quattro fontane che si trovano nel quadrivio che da loro prende il nome, costituiscono un vero complesso.

Le quattro fontane furono costruite nel punto in cui s'incrociavano due strade che prendono il nome dai papi che le vollero costruire: la Strada Felice e la Strada Pia. 

La Strada Felice fu voluta da Sisto V, al secolo Felice Peretti, per collegare la Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme con Trinità dei Monti, passando per la Basilica di S.Maria Maggiore.
Oggi la strada risulta suddivisa e ha preso i nomi di Via Quattro Fontane, di Via Sistina e di Via A.Depretis.

La Strada Pia fu invece ricostruita e ampliata da Pio IV per collegare il Palazzo del Quirinale, sede papale, con Porta Pia, e dopo l'Unità d'Italia divisa in Via XX Settembre e Via del Quirinale.

Mettendosi al centro dell'incrocio (attenzione è un po' pericoloso!), e guardando all'orizzonte delle quattro direttrici, si possono vedere tre obelischi (quello Sallustiano di Trinità dei Monti sul Pincio, quello Liberiano della Chiesa di S.Maria Maggiore sull'Esquilino e quello dei Dioscuri sul Quirinale), e la facciata interna della michelangiolesca Porta Pia.

Via Quattro Fontane (in direzione di Via Sistina e dell'obelisco di Trinità dei Monti)
Via del Quirinale (in direzione dell'obelisco della Fontana dei Dioscuri)
Via XX Settembre (in direzione di Porta Pia)
Via Quattro Fontane (in direzione della Basilica di S.Maria Maggiore)
L'incrocio stradale separa anche tre rioni di Roma: Trevi, Monti e Castro Pretorio.

Le quattro fontane, costruite tra il 1588 e il 1593, erano semipubbliche, in quanto alimentate dall'Acquedotto Felice, l'ex Acquedotto Alessandrino il cui restauro, voluto da papa Sisto V (come già detto al secolo Felice Peretti), terminò nel 1587.

In prossimità del quadrivio, sul muro della Chiesa di S.Carlino che affaccia su Via Quattro Fontane, si trova l'iscrizione che indica il castellum acquae dell'Acquedotto Felice.

iscrizione del castellum acquae dell'Acquedotto Felice
Le fontane erano semipubbliche in quanto furono costruite a spese dei proprietari di terreni o palazzi limitrofi all'incrocio, in cambio dell'uso dell'acqua messa a disposizione dal pontefice.

Muzio Mattei, proprietario del Palazzo Mattei-Albani-Del Drago costruì le due fontane che rappresentano il fiume Arno, nell'angolo del suo palazzo, e il fiume  Tevere, posto all'angolo della Chiesa di S.Carlo alle Quattro Fontane (costruita nel XVII secolo dal Borromini), in cambio di quattro once d'acqua per alimentare il suo giardino.

Monsignor Antonio Grimani, vescovo di Torcello, fece costruire la Fontana di Giunone all'angolo del Palazzo Volpi-Galloppi, mentre Giacomo Gridenzoni la Fontana di Diana, all'angolo del giardino Barberini.

L'autore del progetto del complesso costituito da due coppie di analogo soggetto (due allegorie di fiume e due figure mitologiche), è ancora ignoto, come anche i nomi degli scultori che lo realizzarono.
Le ipotesi degli studiosi ruotano intorno a Domenico Fontana (che aveva progettato la Via Felice e Palazzo Mattei-Albani-Del Drago), Pietro da Cortona (per la Fontana di Diana), e alla collaborazione del Bernini per la realizzazione nel 1667 dei fondali delle nicchie (Fontana di Giunone e Fontana del Tevere).

Si sa invece che il peperino antico, materiale usato per la realizzazione delle quattro fontane, proviene dal Settizonio, la facciata monumentale del ninfeo fatto erigere da Settimio Severo nel 203 ai piedi del Palatino, divenuta una cava a cielo aperto per volere di Sisto V, che ne usò i ruderi per il restauro e l'ampliamento di alcuni monumenti e chiese di Roma.

Le quattro figure che distinguono le quattro fontane, sono tutte poste semisdraiate su un fianco in nicchie rettangolari, e hanno davanti a loro vasche semicircolari in cui viene raccolta l'acqua.

Le fontane con le allegorie dei fiumi Tevere e Arno hanno preso ispirazione dalle statue del II secolo d.C. rappresentanti il Nilo e il Tevere che si trovano sul Campidoglio dal 1518.

La Fontana del Tevere, posta sull'angolo della Chiesa di S.Carlino, fa parte del rione Monti.

Fontana del Tevere e Chiesa di S.Carlino
La statua rappresenta una figura maschile barbuta di divinità fluviale, con in mano una cornucopia riempita di frutti, e poggiante su un vaso dal quale esce l'acqua che si riversa nella sottostante vasca.

Fontana del Tevere
Alla sua sinistra, un po' nascosta dalla vegetazione, la lupa che allatta Romolo e Remo, simbolo di Roma.
Sullo sfondo della nicchia sono raffigurate stalattiti e un albero di quercia.

Fontana del Tevere

La Fontana dell'Arno, posta sull'angolo del Palazzo Mattei-Albani-De Drago, fa parte del rione Castro Pretorio.

Fontana dell'Arno e Palazzo Mattei-Albani-Del Drago
Rappresenta una figura anch'essa barbuta, accompagnata da un leone, simbolo araldico di Firenze.

Fontana dell'Arno
Lo sfondo di questa fontana è meno decorato, e rappresenta un ambiente fluviale con un canneto forse di papiro.


La Fontana di Giunone, posta sull'angolo del palazzo tra Via Quattro Fontane e Via del Quirinale, fa parte insieme alla Fontana di Diana del rione Trevi.

Fontana di Giunone
La dea con una corona tra i capelli è stata raffigurata con uno dei suoi attributi, il pavone (più che altro un palmipede!).

Fontana di Giunone
E' raffigurato anche un leone accovacciato dalle cui fauci esce lo zampillo d'acqua, e con le zampe poggianti su un libro semiaperto.
Per la presenza del leone la fontana potrebbe essere la rappresentazione della virtù della Fortezza.

Su fondo della nicchia in questo caso è rappresentato un albero di palma con concreazioni calcare.

Infine la Fontana di Diana è posta sull'angolo che un tempo apparteneva al giardino Barberini, e venne inglobata nel 1936 nella costruzione del Palazzo dell'Istituto Romano dei Beni Stabili di Vittorio Morlupo.


Fontana di Diana e Palazzo dell'Istituto Romano dei Beni Stabili di Vittorio Morlupo
La figura femminile raffigurata è individuabile con Diana per lo spicchio di luna scolpito tra i capelli e per il cane accovacciato.

Fontana di Diana
Ma il cane simboleggia anche la Fedeltà, e la fontana potrebbe rappresentare questa virtù.

Questa fontana manca di sfondo, o meglio è costituito da una finestra con decorazioni vegetali.

sfondo con finestra della Fontana di Diana
Su questa fontana si possono anche riconoscere le insegne papali di Sisto V: sulla vasca le stelle e la testa di leone, le pere nella mano sinistra della dea e il trimonzio (i tre monti simbolo araldico del papa), sotto il braccio.


CONCLUSIONI
In questo angolo di Roma sono sempre presenti turisti che, qui di passaggio o giunti a visitare la Chiesa di S.Carlino, egregio esempio del barocco borrominiano, fotografano da ogni angolo le fontane.
E le statue rappresentate nelle fontane sembrano posare mollemente sdraiate, quasi fossero consapevoli dell'attenzione attribuita loro.
Pur non essendo costituite da sculture eccellenti, le quattro fontane poste agli angoli del quadrivio che prende da loro il nome, costituiscono la testimonianza di quel riassetto della città voluto fortemente da papa Sisto V.

lunedì 13 febbraio 2017

Roma: il Battistero Lateranense, il più antico battistero monumentale


Sembra che il Battistero Lateranense sia il più antico battistero monumentale, e per secoli fu l'unico di Roma.
Tertulliano, vissuto nel II secolo d.C., ci riporta che S.Pietro battezzava nel Tevere.

Il Battistero Lateranense è inoltre uno dei primi esempi di architettura cristiana a pianta centrale, insieme al Mausoleo di S.Costanza e il Sepolcro di Gerusalemme.

Questo battistero paleocristiano è dedicato a S.Giovanni in Fonte al Laterano.

Anticamente la zona dove sorge il battistero apparteneva ai Laterani, una nobile famiglia romana che vide confiscata la sua proprietà dall'imperatore Nerone.
Forse Costantino vi si stabilì con la moglie Fausta, dopo la sua vittoria su Massenzio.

Il battistero venne infatti costruito per volere di Costantino contemporaneamente alla vicina Basilica di S.Giovanni.

resti romani adiacenti al Battistero Lateranense
Venne edificato sopra a quello che era stato un impianto termale del II secolo d.C. appartenuto forse ad un palazzo imperiale o sopra un nynphaeum con nicchie affiancate da colonne della Domus Faustae (appartenuta forse alla famiglia della moglie di Costantino).

resti romani adiacenti al Battistero Lateranense
La tradizione vuole che proprio in questo luogo fosse stato battezzato lo stesso Costantino da S.Silvestro, come è stato anche scritto da papa Sisto V sulla base dell'obelisco egizio posto nella piazza di fronte al battistero.

obelisco egizio di Piazza S.Giovanni
Negli affreschi dell'Oratorio di S.Silvestro presso la Basilica dei Santi Quattro Coronati, viene narrata la tradizione della conversione di Costantino.

All'imperatore Costantino, malato di lebbra, i suoi medici avevano prescritto d'immergersi nella sua piscina riempita con il sangue di bambini cristiani.
Costantino, impietositosi per il pianto delle madri, desistette.
Gli apparvero allora in sogno gli Apostoli Pietro e Paolo, che gli dissero di richiamare il papa Silvestro che si era ritirato sul Monte Soratte.
Papa Silvestro disse a Costantino di digiunare per sette giorni e di confessare i propri peccati.
Poi gli dice d'immergersi in acqua benedetta e di convertirsi...e l'imperatore guarì dalla sua malattia.

Il biografo Eusebio di Cesarea attesta invece che Costantino fu battezzato nel 337 in punto di morte dal vescovo Eusebio di Nicodemia.
Per Giovanni Diacono nel Battistero Lateranense fu invece battezzata Sant'Elena, madre di Costantino.

Costantino donò a papa Silvestro l'area lateranense, eliminando così anche la sede degli Equites Singulares (cavalleria personale fedele all'imperatore Massenzio), che qui avevano la loro caserma.

Questa prima costruzione costantiniana del battistero (320/325), era probabilmente di forma ottagonale, con colonne angolari che reggevano la copertura e porte larghe tre metri su ogni lato, ma alcuni pensano che possa essere stato di pianta circolare.

La forma ottagonale ha una valenza simbolica: sette sono i giorni della Creazione e l'ottavo giorno è il giorno della Resurrezione, della Pasqua.

La forma attuale si deve alla sua ricostruzione avvenuta tra il 432 e il 440.

Il Battistero Lateranense è a pianta centrale ottagonale, con copertura a cupola sorretta da due ordini di colonne, a formare un baldacchino.

doppio colonnato intorno alla piscina del battistero
L'ordine più basso, voluto da papa Sergio III nel X secolo, è costituito da otto colonne di porfido rosso alte 6,3 m con capitelli ionici, corinzi e compositi alternati.

colonne in porfido rosso del primo ordine del colonnato
Su queste colonne poggia un'architrave marmorea di gusto classico, proveniente forse da un tempio romano, con un'iscrizione i cui versi in distici scritti da papa Sisto III, celebrano il battesimo.

trabeazione del primo ordine di colonne
scritta in distici della trabeazione del primo colonnato
Il colonnato superiore, fatto costruire da Innocenzo X nel XVII secolo, è costituito da otto colonne più sottili in marmo bianco architravate.
Le colonne con capitelli ionici sorreggono un tiburio ottagonale  e la cupola con finestre.

colonnato superiore, tiburio e cupola
Anche la decorazione del tiburio in legno dorato è stata voluta da papa Innocenzo X.

Fu decorato con otto tele di Andrea Sacchi (sostituite oggi da copie), raffiguranti la scene della vita del Battista: "Apparizione dell'angelo a Zaccaria", "Visita di Maria a S.Elisabetta", "Nascita del Battista", "Circoncisione del bambino", "Il Battista nel deserto", Predicazione del Battista", "Battesimo di Cristo" e "Decollazione di S.Giovanni Battista".

Apparizione dell'angelo a Zaccaria (Andrea Sacchi)
Visita di Maria a S.Elisabetta (Andrea Sacchi)
Nascita del Battista (Andrea Sacchi)
Circoncisione del bambino (Andrea Sacchi)
Il Battista nel deserto (Andrea Sacchi)
Predicazione del Battista (Andrea Sacchi)
Il Battesimo di Cristo (Andrea Sacchi)
Decollazione di S.Giovanni Battista (Andrea Sacchi)
Il doppio colonnato delimita con una balaustra con colonnine marmoree (fatta apporre da Gregorio XIII), la vasca per il battesimo ad immersione.

balaustra marmorea che circonda la piscina
L'antica vasca che occupava un'abside del frigidarium termale romano del II secolo, fu trasformato probabilmente nella piscina battesimale del battistero costantiniano.

piscina del battistero
La parola "battistero" deriva da "baptistérion", parola greca che significa "piscina".

L'acqua che alimentava la piscina sgorgava dalle bocche di sette cervi in argento, rubati dai Vandali di Gensenico nel 455.
Nel 1967 per volontà di papa Paolo VI Montini furono donate al battistero le statue in bronzo di due cervi che bevono alla fonte, in ricordo di quelli andati persi.

un cervo in bronzo donato da Paolo VI
L'attuale fonte battesimale, costituito da un'urna in basalto verde (proveniente forse dal Pantheon), vi fu qui collocata nel '500.
Il fastigio in marmo dorato, opera di Ciro Ferri, fu invece aggiunto sull'urna nel XVIII secolo.

urna battesimale
Ad Urbano VIII Maffeo Barberini si devono gli altri affreschi del battistero.

Sulle pareti perimetrali interne del battistero vi sono affreschi con scene della Vita di Costantino:

- "Esaltazione della Croce e l'abbattimento degli idoli", opera di Carlo Maratta,
   dedicata alla benemerenza di Costantino per il culto della Croce

Esaltazione della Croce e abbattimento degli idoli (Carlo Maratta)
- "Concilio di Nicea", opera di Carlo Magnoni, raffigura Costantino che fa
   bruciare i libelli con le accuse ariane contro i vescovi cattolici, e bacia le ferite
   dei martiri

Concilio di Nicea (Carlo Magnoni)
- "In hoc signo vinces" di Giacinto Gemignani, con la raffigurazione
   dell'apparizione della Croce a Costantino nel 312, nella zona di Saxa Rubra
   lungo la Via Flaminia

"In hoc signo vinces" (Giacinto Gimignani)
- "Battaglia di Ponte Milvio", di Andrea Camassei, raffigura la vittoria di
   Costantino su Massenzio nella battaglia svoltasi il 28 ottobre 312.

Battaglia di Ponte Milvio (Andrea Camissei)
- "Ingresso trionfale a Roma di Costantino vincitore" di Andrea Camissei, nella
   quale si vede l'arco trionfale dedicato dal Senato all'imperatore, costruito ai
   piedi del Palatino.

Ingresso trionfale a Roma di Costantino vincitore (Andrea Camissei)
Gli affreschi tra le finestre sono opera di Carlo Magnoni, che ha raffigurato entro tondi, oltre alle immagini di Costantino e di Urbano VIII Barberini, le chiese fondate dall'imperatore: la Basilica di S.Giovanni, il Battistero Lateranense, la Basilica di S.Croce in Gerusalemme, la Basilica di S.Paolo fuori le mura, la Basilica di S.Lorenzo, la Basilica di S.Pietro.

Costantino
Urbano VIII Barberini
Basilica di S.Croce in Gerusalemme
Basilica di S.Paolo
Basilica di S.Giovani in  Laterano
Basilica di S.Pietro
Basilica di S.Lorenzo
Battistero Lateranense
Ai lati dei portali invece sono raffigurati a monocromo Costantino e S.Silvestro papa (ingresso battistero), S.Giovanni Battista e S.Giovanni Evangelista (ingresso atrio) e le Allegorie della Pace e dell'Abbondanza con lo stemma d'Innocenzo X (ingresso Cappella di S.Venanzio).

Costantino e S.Silvestro papa
stemma di Innocenzo X tra le Allegorie della Pace e dell'Abbondanza

Al centro della cupola vi è la colomba dello Spirito Santo e un'iscrizione tratta dalla Genesi (LXX):
"SPIRITUS DEI FEREBATUR SUPER AQUAS"
 ("Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque").

cupola con simboli araldici della famiglia Barberini
L'interno della cupola è decorato con le api e i soli, simboli araldici della famiglia Barberini che ricorrono anche nello stemma papale della  pavimentazione.
Papa Urbano VIII Barberini ne aveva promosso il restauro.

simboli araldici di papa Urbano VIII Barberini nella pavimentazione

Tra il colonnato e i muri perimetrali del battistero corre un ambulacro ad anello.
Fu Paolo III a sostituire i mosaici scomparsi durante il Sacco di Roma (1527) della volta anulare con un soffitto ligneo dorato, con i simboli, fregi e figure intagliate policrome: la Vergine Assunta, Gesù Salvatore, S.Giovanni Battista e S.Giovanni Evangelista.

soffitto ligneo dell'ambulacro
particolare del soffitto ligneo dell'ambulacro con S.Giovanni Battista
particolare del soffitto ligneo dell'ambulacro con la Vergine Assunta
particolare del soffitto ligneo dell'ambulacro con S.Giovanni Evangelista
particolare del soffitto ligneo dell'ambulacro con Gesù Salvatore
particolare del soffitto ligneo dell'ambulacro con simboli e fregi
 
Nel V secolo fu aggiunto a sud del battistero, per volere di Sisto III, un pronao chiamato poi atrio di S.Venanzio (per la sua vicinanza all'Oratorio di S.Venanzio), collegato con la Basilica Salvatoris (oggi l'atrio affaccia sull'Università Lateranense).

passaggio tra atrio e battistero
L'atrio in facciata presentava un portico costruito con materiale di spoglio romano: due colonne di porfido con capitelli compositi e due lesene ioniche in marmo bianco con capitelli corinzi, sovrastate da architrave e cornice.

L'architrave (divisa in tre blocchi e utilizzata da Sisto III anche per il colonnato intorno alla vasca battesimale), proviene molto probabilmente dal quadriportico del Tempio di Adriano (Piazza di Pietra).

cornice del Tempio di Adriano lungo Via delle Tre Pile
Resti della decorazione del Tempio di Adriano si trovano lungo Via delle Tre Pile, la via carrabile adiacente alla rampa per il Campidoglio.

colonne del portico e ingresso dell'atrio (visti dall'interno)
Le basi delle colonne sono costituite da capitelli messi al contrario.
Forse i capitelli di riuso provengono dal Tempio di Venere genitrice del Foro di Cesare.

capitelli usati al contrario come basi delle colonne
Durante il periodo medievale la parte bassa degli intercolumni è stata chiusa da tavole marmoree e da un portale, mentre in epoca più recente ne è stata chiusa con vetro la parte superiore.

chiusura di un intercolumno
Le due absidi dell'atrio a tenaglia erano ricoperte nel V secolo con mosaici, di cui ne rimane oggi solo uno.

Nel mosaico superstite è raffigurato un motivo a candelabra con intorno racemi e girali su un fondo verde.
In alto, in un velario a conchiglia diviso in cinque lunette, vi è l'Agnus Dei e quattro colombe (come il numero degli evangelisti), che guardano l'agnello cristologico.
Dodici croci gemmate (quanti gli apostoli), oggi ridotte a nove, pendono dal menisco e da girali.
Le parti di mosaico mancanti sono state restaurate e sostituite con pitture.

mosaico del V secolo della cappella di S.Cipriano e S.Giustina

Nel 1054 secolo nelle due absidi dell'atrio sono state ricavate due cappelle per volere di papa Anastasio IV.

Nel catino absidale della Cappella di S.Cipriano e S.Giustina (inizialmente dedicata ai Santi Andrea e Lucia), si trova il mosaico del v secolo superstite.

Cappella di S.Cipriano e S.Giustina
La tela sull'altare barocco rappresenta il Martirio dei Santi Giustina e Cipriano, ai quali la cappella è dedicata.

Martirio dei Santi Giustina e Cipriano
I corpi dei due martiri sepolti sotto l'altare furono qui traslati dall'altare dell'altra cappella dell'atrio.

La Cappella di S.Rufina e S.Seconda è dedicata alle due sorelle martirizzate sulla Via Cornelia durante il regno di Valeriano (260).

Cappella di S.Rufina e S.Seconda
Sotto l'altare sono stati traslati i corpi delle due vergini da papa Anastasio IV.
La pala d'altare che rappresenta il Salvatore tra S.Rufina e S.Seconda, è un rifacimento settecentesco dell'affresco del Salvatore andato perduto.

Salvatore tra S.Rufina e S.Seconda
Il mosaico dell'abside andato perduto doveva rappresentare pastori con armenti, uccelli e uccelliere.

La cappella fu rinnovata nel Settecento da Lorenzo Piccioni grazie alla famiglia Lercari.
Le due memorie funebri della cappella sono di due omonimi, il monsignor Niccolò Maria Lercari e il monsignor Niccolò Lercari, morti nel 1757.
Sono opera di Tommaso Righi.

Memoria funebre di monsignor Niccolò Lercari (Tommaso Righi)
Memoria funebre di monsignor Niccolò Maria Lercari (Tommaso Righi)
I due affreschi settecenteschi laterali, che rappresentano S.Filippo Neri e la Vergine col Bambino e S.Giovannino, sono stati attribuiti alla scuola del Sassoferrato o di Guido Reni.

Vergine col Bambino con S.Giovannino (scuola del Sassoferrato o di Guido Reni)
S.Filippo Neri (scuola del Sassoferrato o di Guido Reni)
L'atrio fu restaurato dai Borgia di Velletri.

memoria del restauro della famiglia Borgia di Velletri
Il cenotafio dedicato all'arcivescovo Alessandro Borgia morto nel 1764 fu disegnato da Tommaso Righi e decorato con il ritratto dell'arcivescovo, con l'Allegoria della Fama, putti e stemma gentilizio.

cenotafio del cardinale Alessandro Borgia (Tommaso Righi)
ritratto del cardinale Alessandro Borgia e Allegoria della Fama (Tommaso Righi)
Il soffitto ligneo dell'atrio è settecentesco.

soffitto ligneo dell'atrio
La lastra marmorea al centro della parete è un altorilievo con Crocifissione della scuola di Andrea Bregno (1482).

Crocifissione (scuola di Andrea Bregno)
Del V secolo sono invece i resti delle tarsie marmoree in opus sectile disposte su tre registri che decoravano la parete dell'atrio d'accesso al battistero.
Si possono ancora vedere uccelli, motivi a candelabra, vasi, cespi d'acanto e motivi cuoriformi. 
Sulla parte sinistra della parete le tarsie marmoree sono state sostituite da pitture che le imitano (XV/XVI secolo).

tarsie in opus sectile
pitture che imitano l'opus sectile
Papa Ilario nel V secolo fece costruire tre oratori annessi al battistero, dedicati a S.Giovanni Battista, a S.Giovanni Evangelista e alla Santa Croce.

Per creare un nuovo ingresso al battistero rivolto verso Piazza S.Giovanni (quello attuale), l'Oratorio della Santa Croce venne eliminato nel 1586 da Domenico Fontana per volere di papa Sisto V.
Sull'architrave d'ingresso al battistero vi è invece riportato il nome di papa Gregorio XIII Boncompagni che la fece sistemare.

ingresso attuale al Battistero Lateranense
La Cappella di  S.Giovanni Battista, posta ad ovest del battistero, era a forma ovale con volta a cupola.
Il tetto sorretto da quattro colonne (una in marmo e tre in alabastro), era decorato con un mosaico.

Cappella di S.Giovanni Battista
La statua in bronzo del Battista posta sull'altare, è opera settecentesca di Luigi Valadier, padre di Giuseppe Valadier.
E' una copia di quella lignea cinquecentesca scolpita da Donatello da Formello.

S.Giovanni Battista (Donatello da Formello/Luigi Valadier)
Il tabernacolo è composto da un'architrave in marmo bianco sorretta da due colonne in serpentino scanalate a spirale, con basi e capitelli dorati,  

Il portale è affiancato da due colonne in porfido con capitelli corinzi e basi in marmo bianco.

CURIOSITA': i battenti in bronzo del portale della cappella, girando sui cardini, generavano un suono armonioso (per Dante "cantavano").
Dopo l'attentato de 27 luglio 1993, questo suono non è stato più possibile udirlo.
Il portale fu commissionato dal camerlengo Cencio Savelli, futuro papa Onorio III.


La Cappella di S.Giovanni Evangelista, posta ad est del battistero e che oggi funge da sacrestia, ha mantenuto la sua forma a croce greca originaria.

Cappella di S.Giovanni Evangelista
La volta è ricoperta da un mosaico che risale a papa Sisto III: l'Agnus Dei è racchiuso in un clipeo circolare iscritto in un quadrato; sul quadrato poi s'innestano quattro semicerchi con animali, vegetali e con simboli eucaristici.

La statua cinquecentesca in bronzo raffigurante S.Giovanni Evangelista è un'opera attribuita a Giovanni Battista della Porta, e fu fusa anch'essa da Luigi Valadier.
 
La statua posta sull'altare è racchiusa tra due colonne d'alabastro orientale con capitelli in metallo.

Sull'architrave d'ingresso è scritto:
"AL SUO LIBERATORE IL BEATO GIOVANNI EVANGELISTA, ILARIO, SERVO DI DIO".
L'iscrizione fa riferimento all'episodio in cui Ilario Diacono, inviato da Leone I Magno al Concilio di Efeso nel 449 per confutare le tesi del monaco Eutiche che negava la duplice natura di Cristo, sfuggì ai tumulti scoppiati, rifugiandosi nella chiesa dedicata a S.Giovanni Evangelista.

iscrizione dedicatoria sull'architrave d'ingresso della Cappella di S.Giovanni Evangelista e citazione di S.Giovanni Evangelista
Sull'architrave vi è anche iscritta la citazione di Giovanni Evangelista: "Amatevi gli uni gli altri".


Collegato da un breve corridoio all'ambulacro del battistero, posta tra la Cappella di S.Giovanni Evangelista e l'atrio, si trova la Cappella di S.Venanzio.

Cappella di S.Venanzio
L'aula è un adattamento a cappella di costruzioni preesistenti, di un ambiente termale del III secolo trasformato in uno degli ambienti della successiva domus.

Questo ambiente, posto ad una quota più bassa di quella attuale, come denotano i resti dei pavimenti con mosaico bianco e nero lungo le pareti settentrionale e meridionale, doveva essere porticato.

mosaico bianco e nero e quota dell'antica pavimentazione dell'ambiente pertinente le terme romane
La parete settentrionale e quella meridionale presentano infatti arcate e aperture tamponate, con lacerti di pittura.

arcata tamponata del portico romano
lacerti di pittura parietale sulla tamponatura di un'arcata
aperture di finestre della domus nella tamponatura delle arcate del portico delle terme
La cappella è stata voluta da papa Giovanni IV Dalmata (640/642) e terminata forse da papa Teodoro I (642/649), per accogliere le reliquie dei martiri dalmati Venanzio vescovo di Dumno e Domnione vescovo di Salona.

La cappella è un'aula absidata.
L'abside è decorata con mosaici in stile bizantino.

Nel centro del catino absidale si trova raffigurato su fondo oro il busto di Cristo benedicente, fiancheggiato da due angeli.

Cristo benedicente nel catino absidale della Cappella di S.Venanzio
Al di sotto di Cristo si trova la sua Chiesa con al centro la Vergine orante affiancata a destra da S.Pietro (con l'asta crociata), S.Giovanni Battista, il vescovo Domnione e papa Teodoro I, mentre sulla sinistra da S.Paolo, S.Giovanni Evangelista, S.Venanzio e papa Giovanni IV che offre il modellino della chiesa.

particolare del mosaico absidale: S.Paolo, S.Giovanni Evangelista, S.Venanzio e papa Giovanni IV 
particolare del mosaico absidale: S.Pietro, S.Giovanni Battista e il vescovo Domnione
Nell'arco trionfale, tra e a fianco delle finestre, sono rappresentati i quattro simboli degli evangelisti e le città turrite e gemmate di Betlemme e Gerusalemme.

rappresentazione di Gerusalemme
Nella parte inferiore dell'arco trionfale vi sono raffigurati otto martiri dalmati (il vescovo Mauro, il diacono Settimio, Antilochiano, Gaiano, Anastasio, il monaco Asterio, Telio e Paoliniano), che subirono il martirio durante le persecuzioni di Domiziano, identificati da didascalie, i cui corpi riposano sotto l'altare.

teoria di Santi martiri dalmati
Giovanni IV viene citato come fondatore della cappella nella scritta posta nella parte inferiore del mosaico.

Il ciborio dell'altare del VII secolo era costituito da quattro colonnine tortili con elaborati capitelli e basi, affiancate oggi lungo le pareti settentrionale e meridionale.

colonne tortili dell'antico ciborio
L'altare barocco del 1674 che lo ha sostituito, opera di Carlo Reinaldi, nasconde parzialmente il mosaico absidale (è per questo difficile fotografare il mosaico nell'insieme!).

altare settecentesco della cappella
L'altare è costituito da quattro colonne che sorreggono un timpano, e da una parte di un affresco quattrocentesco rappresentante una Madonna col Bambino chiamata anche Madonna del fonte (XIII secolo).

Madonna col Bambino
La famiglia Ceva da Mondovì restaurò la cappella e sopra la porta che immette nella sacrestia si trova una lapide commemorativa in marmo nero incorniciata in giallo antico e il suo stemma nobiliare.
Il disegno di questa lapide è un'opera del Borromini e fa oggi parte della Collezione dell'Albertine di Vienna.

lapide commemorativa e stemma della famiglia Ceva da Mondovì
I sepolcri dei cardinali Adriano e Francesco Adriano Ceva, posti lateralmente all'altare, furono scolpiti da Jacopo Antonio Fancelli, allievo del Bernini, al quale è forse attribuito il disegno.
I ritratti e i puttini sono di Paolo Naldini.

sepoltura del cardinale Adriano Ceva
sepoltura del cardinale Adriano Ceva
Il soffitto ligneo porta intagliata la data dell'anno 1573, è stato quindi eseguito sotto Gregorio XIII.

soffitto ligneo e controfacciata della cappella
Le due iscrizione della parete occidentale probabilmente non sono pertinenti con la cappella.

lapidi sulla parete occidentale della cappella
Sulla stessa parete si trova un'edicola del XIV secolo con rilievi marmorei nei quali sono raffigurati Cristo e due angeli.
La nicchia chiusa con sportelli, serve per custodire l'olio Santo.

edicola marmorea per l'olio Santo
La cappella è in comunicazione sia con la Cappella di S.Giovanni Evangelista (oggi Sacrestia), che con l'atrio.

Papa Paolo VI ha restaurato la cappella portando alla luce i resti delle terme romane.
E' questo il motivo per il quale il suo stemma si trova sul pavimento.

L'esterno del battistero è in laterizio.
Nel 1657 Borromini ebbe l'incarico di restaurare esternamente il Battistero Lateranense.
Del famoso architetto è il fregio esterno con le armi di Alessandro VII Chigi.

fregio esterno del battistero con le armi Chigi

www.battisterolateranense.it
Orario: 9.00/12.30   16.00/19.00

CONCLUSIONI 
Il Battistero Lateranense è sicuramente uno di quegli esempi d'architettura cristiana divenuto il prototipo per gli edifici di culto che lo hanno succeduto.
La sobrietà dell'esterno di quest'antico edificio d'importante valore storico, cela le grandi decorazioni del suo interno.
Varcato l'ingresso infatti, si rimane piacevolmente stupiti delle sue forme e delle opere che nei secoli lo hanno arricchito.
Gli articolati ambienti che lo circondano racchiudono poi una continuità storica che spesso si ritrova a Roma, dove l'antico viene riutilizzato nel succedersi delle epoche, acquisendo nuove funzioni o collocazioni senza sminuirsi di valore, per la sua bellezza intrinseca.